Vincere e non essere felici. Non ricordo l’ultima volta che mi è successa una cosa del genere, in Champions forse mai. E non penso che sia dovuto al fatto che noi tifosi siamo diventati presuntuosi dopo lo scudetto vinto. No, assolutamente no. Non siamo felici perché siamo intelligenti. E se siamo intelligenti, non possiamo non essere preoccupati se concediamo 5 palle gol al Braga che pochi mesi fa, in Conference, perse 4-0 qui in casa contro la Fiorentina, senza mai tirare in porta. L'affidabilità è il primo elemento per poter costruire le vittorie e noi non siamo più affidabili.

Vincere e non essere felici. Tre punti che ci proiettano al primo posto nel girone Champions. Ma la testa è alla prossima partita, al Maradona, contro il Real Madrid. Perché è vero che Benzema non c’è più e Vinicius è infortunato, ma prova a regalare 6 palle gol a Bellingham, Rodrygo, Joselu, Kroos, Brahim Diaz o Modric. Almeno la metà te la buttano dentro. Anche perché, che nessun “merettiano” possa arrabbiarsi, ma se beccano la porta, è quasi sempre gol. E non sempre la fortuna può aiutarci come stasera.

Vincere e non essere felici. Perché vedi Kvara trattato come se fosse uno qualunque e non il calciatore MVP della scorsa stagione. Perché vedi Anguissa con gli infradito e ti chiedi perché non abbia messo le scarpette da calcio. Perché vedi Juan Jesus alla quinta consecutiva da titolare, manco fosse Thiago Silva dei tempi d’oro. Perché vedi Natan, Lindstrom e Cajuste, i tre nuovi acquisti, seduti tra panchina e tribuna. Perché vedi Mario Rui fuori dal progetto, Elmas che non sorride e Simeone che non entra nemmeno quando serve. Perché vedi tanta gente che non è la stessa dell'anno scorso. E quindi diventiamo una squadra normale.

Vincere e non essere felici. E concludo. Mi manca Spalletti. La sera prima di andare a dormire guardo i suoi video, come se fosse una ex ragazza che ti ha lasciato all'improvviso mentre facevamo l'amore. Mi mancano le notti di Champions quando ne davamo 4 al Liverpool, 6 all’Ajax e 3 ai Rangers o quando andavamo a Francoforte a fare la partita. Mi manca quella cattiveria di Kim che salva in spaccata l’ultima azione d’attacco del Milan invece di Ostigard che al minuto 95 regala l’ultima azione ai portoghesi. Mi manca Kvara che inventa e Osimhen che segna. Mi manca il mio Napoli, quella squadra che mi ha fatto vivere l’anno più bello da quando ho iniziato a capire che l’azzurro fosse un colore magico. Lo so, bisogna guardare avanti e lo farò. Ma adesso non sono ancora pronto. Eppure ho vinto. Sì, ho vinto. Ma non sono felice! Voi sì?

(a cura di Giuseppe Brillante)

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