Campania e gambling, tra giovani e infiltrazioni mafiose
La regione è al primo posto per numero di giocatori e per percentuale di giovani coinvolti. Con anche la mafia che cerca di ridare vita al gioco illegale
16-12-2015 | di Redazione
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Ragazzi scommettitori, slot machine funzionanti a pieno ritmo e infiltrazioni mafiose. Non è certo idilliaca la presentazione della Campania nel settore del gambling, in cui la regione ha un posto centrale per l'economia delle aziende di scommesse.
La provincia di Napoli si piazza infatti al terzo posto della classifica nazionale per numero di slot machine presenti sul territorio, con 14.804 apparecchi. Meglio di lei soltanto Roma (21.005) e Milano (15.723), che comunque possono contare su un maggiore bacino di utenza. In fondo alla classifica si trovano invece Enna (516 slot), Olgiastra (365) e Pesaro (solo 85), con numeri ben lontani a quelli della regione. Gli abitanti campani sono infatti al primo posto della graduatoria nazionale per percentuale di giocatori, con un 18% ben superiore alla media. Merito soprattutto del fascino esercitato dalle slot machine, saldamente al primo posto nelle preferenze degli scommettitori. Con le macchinette spendere soldi non solo è più semplice, ma anche più veloce, considerando la durata media di una partita.
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Se ne sono accorti anche i ragazzi campani, che sono i più attivi d'Italia nel settore del gambling. La percentuale di studenti giocatori nella regione è infatti del 57,8%, contro il 47,1% medio. Inutile dire che molti di loro non sono nemmeno maggiorenni, violando una delle norme su cui l'AAMS ha maggiormente insistito inasprendo le pene per i proprietari di mini-casinò. Un dato contrastante con il resto del meridione, dove sono gli over 45 i più propensi al gioco. Sicuramente l'avvento dell'online e la creazione di SmartApp ha avvicinato i giovani al gambling, portando sui loro cellulari e PC ciò che fino a qualche anno fa esisteva solamente nei casinò. Rimangono comunque piuttosto forti anche le categorie tra i 25 e i 34 anni e quelle dei pensionati.
Il problema principale della Campania rimane però il gioco illegale, con diversi clan legati alla mafia che gestiscono il controllo delle slot machine. Una recente operazione Dia ha messo i sigilli a più di 3.000 macchinette sul territorio campano, toscano e laziale, con 44 arresti in varie province. Le accuse sono di associazione a delinquere di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza con minacce o violenza e favoraggiamento del clan Russo, che negli ultimi tempi aveva acquisito il monopolio nel mercato e noleggio di slot, con incassi intorno ai 20 milioni di euro. Un'attività conveniente per entrambe le parti, dato che macchinette non controllate dal monopolio di Stato possono essere truccate per avere minori percentuali di vincita. Incassi per i gestori dei mini-casinò, e di conseguenza per il clan mafioso che ne riscuoteva la tassa. Il sistema prevedeva l'utilizzo di portanome incensurati, persone adatte a sviare i sospetti della polizia. Il modo migliore per rendere ancora più pericoloso il gioco d'azzardo, già molto presente nell'economia regionale.
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