E' fissato per il 17 gennaio prossimo in Cassazione il processo a carico dei due ragazzi americani accusati dell'omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega, avvenuto a Roma nel luglio del 2019. In appello i giudici avevano ridotto le condanne per i due imputati dopo l'ergastolo di primo grado. In particolare per Lee Elder Finnegan la pena è passata a 24 anni di carcere, per Gabriele Natale Hjorth a 22 anni.

"So di aver fatto un grave errore e non c'è giorno che io non pensi a quello che è successo, ma spero che almeno venga finalmente riscritta la vera storia di quello che è accaduto quella sera. E' stato scritto dalla seconda sentenza che non furono mostrati i tesserini, non avevo compreso di trovarmi di fronte a degli agenti, questo ha condizionato la mia reazione". E' quanto afferma, tramite i suoi legali, Finnegan Elder.

I difensori Renato Borzone e Roberto Capra, in una nota, definiscono come "decisiva" per l'accertamento della verità il vaglio dei giudici della Suprema Corte. "La sentenza di secondo grado, sconfessando il processo di primo grado, ha riconosciuto che i carabinieri non si sono identificati mostrando il tesserino e quindi i due ragazzi americani non potevano sapere che avevano di fronte due appartenenti alle forze dell'ordine, e questo cambia tutto. Il giudice d'appello, diversamente da quello di primo grado, ha ritenuto che il carabiniere Varriale non abbia detto il vero, e che i carabinieri non abbiano mostrato affatto il loro tesserino. Ma, inspiegabilmente, non ne ha tratto le corrette conseguenze"


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