“Scrissi una lettera anonima, perché non mi fidavo più dei miei superiori”.  A rispondere alle domande della pm dell’Antimafia Ivana Fulco il brigadiere Giuseppe Gargano. Il militare è stato uno dei testi per il processo ai presunti carabinieri infedeli, che vede imputati Pasquale Sario, Gaetano Desiderio e Sandro Acunzo.

Gargano ha ammesso di aver scritto una lettera al Comando Generale per segnalare le presunte irregolarità che avvenivano all’interno della compagnia di Torre Annunziata intorno al 2009. Tutto è nato dal sequestro di una patente avvenuto a Pompei l’11 giugno 2009. A quel tempo il brigadiere era all’interno dell’Aliquota Radiomobile per cercare di entrare più a contatto con il territorio torrese. “Mi accorsi che quella patente fu restituita. Il mio superiore mi disse che avrei dovuto rivolgermi al maggiore Sario. Quest’ultimo mi disse che mi ero sbagliato e che risultava tutto in regola. Per me non era concepibile. Poi, dopo quell’episodio, sono stato messo in un angolo fino al mio trasferimento”.

Gargano così decise di denunciare il tutto al Comando Generale con un esposto anonimo. “In oggetto c’erano in particolar modo ritardi o militari assenti che risultavano in servizio. Tutto era imputabile al maggiore. Feci un atto di codardia non qualificandomi, ma tramite le indagini pensavo che venisse riconosciuta la mia grafia. Invece l’operazione fu affidata allo stesso Sario del quale io ormai avevo timore”.

Infine, il brigadiere ha parlato anche del rapporto proprio tra il maggiore e Sandro Acunzo. “Già scrissi che l’appuntato venne trovato in un’auto di grossa cilindrata nei giorni in cui era a sua disposizione. Ma si vedeva, a mio avviso, che il loro rapporto andava troppo oltre. Una volta, nel periodo di Natale, notai l’appuntato entrare nella stanza di Sario con un paio di cesti. Inoltre in un giorno in cui il comandante era assente, c’era il figlio di Acunzo che giocava al suo pc seduto dietro la scrivania. Per me non era normale che un appuntato e un maggiore avessero questo tipo di confidenza”.

Successivamente a parlare è stato il doganiere Dante Bolino, che partecipò al sequestro di droga avvenuto nel gennaio 2009 al porto di Napoli, nel quale secondo l’accusa era coinvolto anche il boss Francesco Casillo, alias ‘a vurzella. “Vidi otto borsoni neri all’interno di un container. La pesatura fu fatta dopo che fu trovata una bilancia nella stessa zona portuale”.

La prossima udienza è stata fissata il prossimo 14 settembre. A essere ascoltati saranno altri due doganieri.

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