Carabinieri infedeli. Il malinteso sul carico di droga e il mistero sulla sparizione di 40 kg di cocaina
La deposizione del tenente colonnello Lorenzo Marinaccio sul sequestro avvenuto nel porto di Napoli nel 2009
01-06-2021 | di Marco De Rosa
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“Acunzo e Desiderio dovevano portare le borse contenenti la droga al comando provinciale. Invece andarono in caserma a Torre Annunziata. Forse capirono male”. Il tenente colonnello Lorenzo Marinaccio ha fatto luce su alcuni particolari relativi al noto sequestro di droga al porto di Napoli, avvenuto nel 2009 e diretto alle piazze di spaccio gestite dal boss del piano Napoli di Boscoreale Francesco Casillo.
Marinaccio invece faceva parte del nucleo investigativo dei carabinieri di Torre Annunziata, formatosi proprio nel 2009 e che aveva come capo proprio Pasquale Sario e come altri collaboratori il maresciallo Gaetano Desiderio e l'ex appuntato Sandro Acunzo, i due carabinieri esperti nelle cattura di latitanti. Tutti e tre sono stati ritenuti dal pm Ivana Fulco “carabinieri infedeli”, per i loro rapporti tenuti anche con “a vurzella”.
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“Quando fu ritrovato il container con all’interno la droga, fu detto a Desiderio e Acunzo di effettuare test sul materiale ritrovato e pesarlo – ha raccontato Marinaccio in aula -. Invece di andare al comando provinciale, lo portarono a Torre Annunziata. Venne custodita nella sala reperti del primo piano della caserma. Le chiavi ce le aveva solo Sario”.
Da quel momento però Marinaccio fu dirottato su altre attività dell’operazione. Il container dove fu ritrovato il carico era riconducibile a un ambasciatore italiano in Sud America: “Si doveva stabilire con certezza il ruolo e le eventuali responsabilità dell’ambasciatore”, ha precisato Marinaccio che poi ha dovuto fare i conti con le dichiarazioni rese da Casillo proprio ai carabinieri: “Casillo disse ai miei superiori che da quel carico erano spariti 40 kg. Mi accusarono di averne preso una parte e fui ascoltato per 11 ore, mi fecero tornare dalla licenza. Mi crollò il mondo addosso. Scrissi anche una lettera al procuratore Filippelli per dimostrargli tutto il mio dispiacere. Solo dopo tempo queste accuse vennero cancellate”.
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