“Casillo mi parlò di un carico che non esisteva, non era attendibile”. Il colonnello Luca Toti si è ripresentato in aula per la nuova udienza del processo sui presunti carabinieri infedeli a Torre Annunziata.

L’ex capitano della compagnia oplontina ha risposto in maniera attenta e scrupolosa alle domande degli avvocati dei tre imputati nel procedimento (Pasquale Sario, Sandro Acunzo e Gaetano Desiderio).

L’avvocato Marino, difensore del primo, ha posto parecchi quesiti a Toti. Particolare attenzione sul noto incontro che avvenne al porto di Mergellina. In quell’occasione, in maniera inconsapevole, il colonnello conobbe Francesco Casillo, alias ‘a vurzella. Il boss del Piano Napoli fu presentato dal luogotenente Francesco Vecchio (assolto all’esito del processo con abbreviato) come un suo contatto. “Fu un episodio che mi colpì molto –ha ammesso Toti- Non ebbi subito modo di capire che c’erano accordi tra loro. Poi il luogotenente era uno dei miei più stretti collaboratori e mi fidavo”.

Il militare aveva con sé anche una lista di persone da catturare, ma Casillo gli propose solo il cosiddetto ‘patto scellerato’. “Non so cosa Vecchio gli avesse riferito di me, ma il boss parlava di un carico che non esisteva. Non mi sembrò per nulla credibile e oltre a essere camuffato era anche esagitato. Affermò di essere stato colui che permise l’arresto di Carmine Maresca, dopo l’omicidio del tenente Pittoni, ma era chiaro che volesse solo accreditarsi con me. Solo due anni più tardi ho capito con chi ebbi a che fare in quell’occasione e subito mi recai alla Dda per riferire tutto”.

“Il mio rapporto con Vecchio si incrinò da quel momento. Così decise di mettersi in malattia per poi essere trasferito”.

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