A Torre Annunziata un test sperimentato negli Stati Uniti meno invasivo e più efficace nella diagnosi dei pazienti affetti da cardiopatia ischemica.

Si tratta dell’FFRct, (dall’inglese Fractional Flow Reserve CT derived: FFRct). Per i prossimi mesi il CMO Centro Polispecialistico di Torre Annunziata effettuerà questa nuova tipologia di diagnostica, utilizzando un software predittivo a supporto degli specialisti per la diagnosi precoce di cardiopatia ischemica.

La problematica. Tra le patologie cardiovascolari più comuni a partire dalla sesta decade d’età c’è la cardiopatia ischemica. Il percorso di diagnosi impegna ingenti risorse economiche e lavorative. Oggi, i pazienti che hanno anche il solo sospetto di essere affetti da questa patologia devono effettuare dei test diagnostici, tra cui alcuni di tipo invasivo quale la coronarografia (ICA), per poter prevenire mediante rivascolarizzazione con angioplastica e stent coronarico l’insorgenza dell’evento avverso più temuto: l’infarto del miocardio. Si consideri tuttavia che tutto l’insieme dei test proposti in una significativa percentuale di casi non è sufficiente ad assicurare al paziente il corretto iter terapeutico: si è verificato infatti che il 62% dei pazienti sottoposti a ICA non mostra in realtà alcuna patologia significativa e risulta essersi sottoposto inutilmente a un esame invasivo; di contro, il 28% dei pazienti con test funzionali negativi ha in realtà una cardiopatia ischemica significativa che non viene pertanto adeguatamente trattata.

L’ FFRct. Con questo esame si è in grado di fornire una valutazione oltreché anatomica anche funzionale della malattia coronarica. Vengono esclusi i pazienti liberi da malattia coronarica o con malattia coronarica senza ischemia associata, evitando di sottoporli a stress e costi inutili.

Il basso impatto economico. Grazie all’FFRct si potrà giungere ad una significativa riduzione di costi, stimabile intorno ad 1 milione di euro, passando per un più razionale ricorso a metodiche più invasive: nel dettaglio si potrà verificare una riduzione del 13% di coronarografie invasive e interventi di angioplastica con posizionamento di stent coronarici.

L’introduzione di questa diagnostica può registrare un miglioramento della prognosi dei pazienti, una riduzione dei costi complessivi degli esami clinici a cui si deve far ricorso per il management della cardiopatia ischemica e una riduzione del numero complessivo di indagini invasive e di procedure di rivascolarizzazione.

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