Torre Annunziata. Per Carmela Gionta, 69 anni, sorella del superboss di camorra Valentino senior, è iniziato l’ennesimo giorno dietro le sbarre. Il numero quarantanove per l’esattezza. Eppure la donna, fermata su ordine della DDA partenopea lo scorso 22 luglio nella sua casa a due passi da Palazzo Fienga, sperava almeno di ottenere i domiciliari da scontare in Largo Grazie. Non è andata così oggi a Napoli.

L’ottava sezione del Tribunale della Libertà ha infatti confermato a “zia Carmela” le accuse di associazione di stampo mafioso ed usura. Accuse pesanti, che impongono alla sorella del fondatore della cosca torrese di restare chiusa in cella, a Santa Maria Capua Vetere, col divieto di incontrare Annunziata Caso (41 anni), moglie di Aldo il boss-poeta, anch’essa dietro le sbarre a Santa Maria, accusata di associazione di stampo camorristico perché trasferiva agli affiliati liberi i "messaggi" in codice e in versi di suo marito.

Cosa cambia quindi oggi? Poco in sostanza. Il Tribunale del Riesame allevia solo parzialmente la posizione di Carmela Gionta. Una donna incensurata e che pure, secondo l’Antimafia, soprattutto dopo gli arresti dei nipoti Aldo, Pasquale e Teresa, avrebbe provveduto a gestire le casse del clan con un giro di estorsioni ai danni di alcuni imprenditori di Torre Annunziata.

Le estorsioni appunto. Un’accusa che oggi i Giudici relegano a mero tentativo per “zia Carmela”. E’ proprio su questa “concessione” che la difesa della sorella del superboss di camorra, rappresentata dall’avvocato Salvatore Irlando, cercherà di giocarsi le residue chanches in Cassazione.

Il legale di Carmela Gionta infatti non ci sta, preannunciando l’immediato ricorso alla Corte nella speranza di ottenere i domiciliari per la sua assistita, madre di Aldo Agretti, braccio armato del clan, 44 anni, latitante, condannato per associazione mafiosa e droga: il figlio di “zia Carmela” sfuggì da ultimo all'arresto calandosi da una finestra della sua abitazione.           


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