Caso ‘Monsignor Orlando’, Del Gaudio: “È sbagliato accusare un’intera etnia”
L’ex magistrato di Torre Annunziata interviene sul caso dell’ex scuola a ridosso della chiesa di Sant’Alfonso
15-11-2015 | di Raffaele Perrotta

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“L’opinione pubblica ha l’onere di distinguere la responsabilità individuale da quella collettiva. Non va commesso l’errore di accusare un’intera categoria sociale, nel caso i rom, di essere pedofila”. Il referente di Libera Torre Annunziata, Michele Del Gaudio, torna sulla vicenda ‘ex Monsignor Orlando’ sollevata negli ultimi giorni anche da un articolo de Lo Strillone.
Lo fa con una lettera in cui prova a mettere in guardia dal non commettere gli errori che hanno segnato negativamente il secolo scorso. “Proprio i nomadi, assieme ad ebrei ed omosessuali – dice – furono perseguitati dal nazismo. Viviamo un periodo in cui minoranze intolleranti occupano spazi mediali, a volte solo per accaparrarsi un po’ di consenso”.
LA VICENDA. Riprendendo brevemente i fatti, da inizio mese i cittadini che abitano a ridosso della chiesa di Sant’Alfonso stanno segnalando “strane presenze soprattutto serali nella scuola abbandonata di Torre Centrale. Persone che – raccontano – hanno iniziato a dormire nella Monsignor Orlando e che nelle ore serali importunano anche i bambini”. Fino ad oggi, però, nessun riscontro delle forze dell’ordine che vanno oltre i racconti di queste persone.
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“È imprescindibile agire immediatamente ed energicamente. L’inerzia è connivente. Le istituzioni hanno l’obbligo di intervenire, ognuna secondo le sue competenze”. Continua l’ex magistrato oplontino che avverte: “Magistratura e forze dell’ordine devono garantire la sicurezza delle famiglie del quartiere, indagare, accertare la verità, punire i colpevoli. In una zona vicina, anni fa, alcuni bambini sono stati vigliaccamente violentati e Matilde Sorrentino, per difendere suo figlio, ci ha rimesso la vita”.
Di qui, però, il monito di Del Gaudio: “Diventa indifferibile accogliere e non escludere. A Torre ci sono parrocchie, associazioni, persone impegnate nell’assistenza ed integrazione degli zingari. È questa la strada per scongiurare la tentazione di delinquere e far sentire la loro comunità parte integrante di quella cittadina. Generalizzare è rischioso. Denigrare ed emarginare un’etnia costituisce la violazione dei primi articoli della Costituzione che ci vuole uniti nella diversità e soggetti attivi nel segnalare i reati di cui siamo a conoscenza”.
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