Caso Tommasina De Laurentiis. La mamma ai giudici: "Il dottore sapeva fosse morta. Ma non me lo disse"
Tragedia in ospedale, processo al via. Al fianco dei parenti, anche una Onlus chiede giustizia
03-10-2016 | di Salvatore Piro
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TORRE ANNUNZIATA. “Il medico sapeva che Tommasina era morta, ma non me lo disse. Io invece avevo capito che qualcosa fosse andato storto, perché lui uscì dalla sala operatoria senza guanti e camice: aveva finito di orperare. Il medico mi raccontò che era fuori pericolo. Poi vidi i carabinieri fuori la sala operatoria, in compagnia del dottor Palomba. Furono loro a dirmi che mia figlia era deceduta". Struggente e con le lacrime agli occhi la testimonianza della signora Elvira, la mamma della 25enne di Torre Annunziata Tommasina De Laurentiis, deceduta l’8 marzo 2013 presso l’ospedale 'S. Anna' di Boscotrecase dopo un banale intervento chirurgico.
ONLUS COI PARENTI. Ieri pomeriggio - presso il tribunale di Torre Annunziata - si è tenuta la prima udienza dibattimentale del processo a carico di tre medici dell'equipe che, secondo l'accusa, operarono la giovane anche dopo il decesso. Insieme ai parenti, il giudice Mariaconcetta Criscuolo ha ammesso come parte civile anche la Onlus “Rosaria Lanzetta Buono” di Napoli, associazione che sostiene le vittime di errori medico-sanitari. L'associazione aveva chiesto di costituirsi parte civile al fianco di Alfonso Formisano ed Elvira Avino, marito e madre di Tommasina De Laurentiis.
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L’ASSOCIAZIONE. Onlus nata per volontà di Luigi Buono – attuale presidente – in memoria di sua moglie, Rosaria Lanzetta, morta a 60 anni nel 2001 dopo un banale intervento di colicistectomia in 'day-hospital'. Da lì l’avvio della battaglia legale di suo marito. Battaglia chiusa 13 anni dopo in Cassazione, con una sentenza che ha scritto la verità sul caso: la signora Buono fu vittima di errore medico. Il 20 Settembre 2014, il Comune di Napoli ha dedicato alla donna una targa in memoria. Targa affissa nel parco pubblico di via Nicolardi. Un parallelo con Tommasina, morta per lo stesso intervento chirurgico, forse per un errore medico.
LA DIFESA. "Ritengo giusto che sia un'associazione seria ad occuparsi della memoria di una ragazza, che ha perso la vita per un banale intervento chirurgico". Così l'avvocato Gennaro Ausiello, legale di Elvira Avino, madre della vittima. Tommasina De Laurentiis doveva essere sottoposta ad una colecistectomia da effettuarsi con un sondino interno, il trocart. Secondo gli esiti dell'autopsia, svolta sul corpo della 25enne, fu proprio quel sondino a tranciarle la vena cava inferiore e l'aorta addominale.
IL PROCESSO. Tre medici sono accusati di concorso in omicidio colposo. Si tratta dell’ex primario del reparto di chirurgia dell’ospedale 'S. Anna', Roberto Palomba, e dei suoi assistenti Antonio Venderosa e Alberto Vitale. Per l’accusa “Tommasina morì a causa di una forte emorragia, durante l’operazione, scoperta con gravissimo ritardo dai medici. Le tranciarono due vasi sanguigni”.
Un intervento di routine finito in tragedia “che Palomba – così il pm in udienza preliminare – cercò di coprire, falsificando la cartella clinica”. Anche di questo e solo il primario 67enne – ex consigliere comunale a Torre del Greco – dovrà rispondere ai giudici. Per gli altri imputati, c'è solo l'accusa di omicidio colposo.
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