Caso Veropalumbo, la vedova Sermino: "Spero la giustizia dia un nome all'assassino"
Riaperta l'inchiesta. "Per lo Stato mio marito è come fosse morto d'infarto. Invece lo ha ucciso un camorrista"
15-07-2016 | di Salvatore Piro
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Torre Annunziata. “Quando ho letto della riapertura dell’inchiesta ho pensato: ‘Giuseppe non è morto invano’. Nove anni dopo io credo nel lavoro dei pm e per questo vado in giro ogni giorno per le scuole. Farò anche peccato, ma quasi quasi ho fede più nella giustizia che nella Chiesa. Il mio avvocato? Non l’ho ancora sentito. Gli ho sempre detto di chiamarmi solo se prendevano il camorrista che ha ammazzato mio marito”.
Così Carmela Sermino, la vedova Veropalumbo, il giorno dopo aver appreso della possibile svolta nell’indagine sull’omicidio del suo Giuseppe, il 30enne carrozziere morto per un proiettile vagante sparato a “festa” a Capodanno in Corso Vittorio Emanuele. Indagine archiviata nel 2013 e ora riaperta con un nome nuovo iscritto in Procura nel registro degli indagati per omicidio preterintenzionale.
DUE LAUREE SU GIUSEPPE. “E’ incredibile – ha continuato la Sermino, raggiunta oggi al telefono - . Proprio domani sarò a L’Aquila. Una ragazza discuterà la sua tesi di laurea in criminologia, incentrata sulla morte assurda di mio marito. Mi ha invitata. Ci andrò con piacere”. Già nel marzo scorso una 25enne di Roma si era laureata, ma in Giurisprudenza, con una tesi sulle vittime innocenti della criminalità. Tra le pagine dell’elaborato anche la tragedia vissuta il 31 dicembre 2007, alle ore 23:15 in punto, al nono piano di un palazzo in pieno centro a Torre Annunziata.
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LA ‘BATTAGLIA’ DI CARMELA. Ma Giuseppe Veropalumbo per lo Stato “è come se fosse morto d’infarto”. La legge infatti, nonostante gli appelli disperati di Carmela Sermino, non riconosce suo marito come vittima di mafia. “Giuseppe è solo vittima di criminalità comune – ha precisato la vedova, oggi Presidente dell’Osservatorio comunale per la Legalità - perché non coinvolto in una faida, né oggetto di un fatale scambio di persona. Tutto questo è assurdo. Se spari in aria per festeggiare la mezzanotte, e uccidi qualcuno, sei un camorrista. Stop”.
Il mancato riconoscimento non consente l’estensione ai parenti di Giuseppe Veropalumbo, compresa Ludovica, la sua piccola figlia cresciuta senza il papà e che ora ha 10 anni, dei benefit anche economici previsti dalla normativa del ’90 (legge n. 302) a sostegno dei familiari superstiti. Tra i benefici uno speciale assegno vitalizio; l’esenzione dal ticket sanitario; l’obbligo di assunzione “tramite chiamata diretta per professioni a concorso pubblico”.
UN PASSO SOLO SIMBOLICO. Nonostante l’allora Procuratore Capo di Torre Annunziata, Diego Marmo, affermò già all’epoca dell’archiviazione che l’uccisione di Giuseppe Veropalumbo poteva essere inteso come omicidio di camorra, solo dal 21 marzo scorso il nome di Giuseppe è stato inserito – simbolicamente – nella app di google “#NonInvano”. Applicazione scaricabile gratis su “Play Store”, creata da “Libera” e dalla Fondazione "Pol.i.s." (presidente Paolo Siani, fratello del cronista de “Il Mattino” Giancarlo), per far conoscere ai cittadini le storie ed i volti delle 335 vittime innocenti di criminalità in Campania.
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