“Lasciatemi il braccio, mi fate male. Ma di cosa mi accusate, vorrei saperlo…”. Così ieri in aula al Tribunale di Torre Annunziata (dinanzi al Giudice Monocratico Luca Della Ragione) A.N., semplice casalinga di 50anni, imputata per resistenza a pubblico ufficiale nel processo che vede costituita come parte civile S.R., all’epoca dei fatti in servizio presso il Comando di Polizia Municipale del Comune di Castellammare di Stabia.

“Attraversavo la strada in via Nocera e mi fu detto che non potevo – ha continuato – perché proprio lì stavano montando dei dissuasori per il traffico (i "piromat", ndr). Qualche Vigile si rivolse in modo brusco e chiesi di abbassare i toni. Fui portata dentro”.

Nella stanza del Comando, secondo la ricostruzione fornita in aula sempre dall’ imputata, “S.R. iniziò ad essere aggressiva. Mi sentì male e pensai solo di stendermi a terra. Fu chiamata un’ambulanza, mi diedero delle gocce per farmi calmare. Andai via dopo con mio marito, firmando un foglio sul quale c’era scritto che ero stata trattenuta perché senza documenti”.

Ma la signora 50enne, il giorno dopo, tornò dai Vigili. La sua domanda era sempre la stessa: “Di cosa mi incolpate? Mi fu risposto che nessuna denuncia sarebbe partita se avessi firmato un altro foglio: dovevo ammettere che l’ambulanza era corsa perché mi ero sentita male da sola. Non firmai”.

Da lì la denuncia per resistenza e l’avvio del processo. Prossima udienza a febbraio. Attese in aula nuove testimonianze “bollenti”. Stavolta proprio di alcuni Vigili del Comando con sede a Palazzo Farnese.

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