Castellammare: “Andiamo a prenderci un caffè fuori”. Ricostruito in aula il presunto “sistema” Del Gaudio
A processo per tentata concussione ex capo Edilizia privata del Comune. L’accusa: “Mazzetta da 15mila euro per un permesso”
16-05-2016 | di Salvatore Piro
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Castellammare. “Andiamo a prenderci un caffè fuori”. Rispondeva così al telefono, contattato da professionisti o titolari di ditte edili, Francesco Del Gaudio, il 62enne architetto a capo dell’ufficio Edilizia privata del Comune di Castellammare di Stabia fino al 2014. Poi l’arresto con l’accusa di tentata concussione e la sospensione dall’incarico. Secondo le indagini - coordinate dalla Procura di Torre Annunziata – e partite dalla denuncia della presunta vittima alla Guardia di Finanza, Del Gaudio, in qualità di dirigente, pretese la somma di 15mila euro per la riduzione dei tempi nella concessione di un’autorizzazione edilizia (dia).
L’INCHIESTA. A far scattare l’inchiesta e il successivo rinvio a giudizio dell’ex responsabile di Palazzo Sant’Anna, la presunta “mazzetta” pretesa dall’architetto ai danni di un cittadino stabiese, che aveva richiesto un permesso per realizzare un pergolato in legno. In cambio, Del Gaudio gli avrebbe chiesto 15mila euro per “accelerare” l’iter, con un anticipo di 5mila euro in contanti. La vittima, per nulla intimorita, registrò gli incontri, denunciando poi i fatti alla Finanza.
“Venne nei nostri uffici, portandoci i filmati su un telecomando e un ipad – ha detto ai giudici il maresciallo delle Fiamme Gialle, che raccolse le denunce presentate contro Del Gaudio il 3 e il 7 giugno 2013 – . Io trasposi tutto su un dvd. Poi intercettammo il funzionario. A telefono diceva: andiamo a prendere un caffè fuori. Non incontrava nessuno né al Comune, né al suo studio privato, dove aveva un sistema d’allarme che non ci permise di piazzare cimici”.
Al termine delle indagini, i finanzieri di Castellammare di Stabia sequestrarono un “tesoretto” da oltre 5 milioni di euro nella disponibilità della famiglia Del Gaudio: conti correnti e depositi bancari per un valore vicino ai 3 milioni di euro, 4 appartamenti e 3 box auto in città, per un valore complessivo di circa 2 milioni.
IL TESTAMENTO E I DIAMANTI. Il sequestro nella sola casa di Del Gaudio fu però “misero”: 2 pc e pochi contanti in cassaforte. Ma la sorpresa era dietro l’angolo, scritta su un post-it appiccicato a un testamento con “istruzioni” al punto 4 soprattutto per i figli dell’architetto. “Il testamento – hanno chiarito gli inquirenti in aula – ci guidò all’interno di un garage. Su uno scaffale trovammo un vaso rosso. Il vaso era coperto da dischi. Dentro c’erano 346mila 500euro in mazzetti”.
L’ultima sorpresa la regalò alle Fiamme Gialle lo studio privato dell’ex funzionario comunale, “dove l’architetto teneva la chiave della sua cassetta di sicurezza alla filiale Unicredit di Castellammare. Quando l’aprimmo, trovammo 10 diamanti dal valore di 30mila euro”. Una consulenza tecnica, depositata a processo dai suoi legali, Antonio Cesarano e Fabrizio Stile, ha ricondotto l’ingente patrimonio ai soli redditi prodotti da Del Gaudio nell’ambito della propria attività professionale. La tesi non convince la neo-pm della Procura oplontina, Sonia Nuzzo, che dai giudici ha ottenuto l’ok per acquisire ulteriori documenti al fascicolo del dibattimento.
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