Un tuffo a mare, anche se la spiaggia è interdetta alla balneazione.

E’ accaduto e accade ancora a Castellammare di Stabia. Lungo la villa comunale, in un tratto di costa dove non è consentita la balneazione, sono tante le persone che decidono comunque di fare un tuffo a mare.

Se nel weekend di Ferragosto molte famiglia erano state quasi “costrette” a usufruire di questi spazi, incuranti o ignari dei divieti, la situazione non è migliorata nei giorni seguenti.

Anche alcune associazioni attiviste sul territorio, come “Rete Difesa del Sarno - Castellammare di Stabia”, hanno più volte manifestato preoccupazione: “Non fate il bagno dove è espressamente vietato. Un'immersione refrigerante di alcuni minuti potrebbe costare qualche spiacevole inconveniente di carattere sanitario”.

I principali responsabili del divieto di balneazione sono due batteri fecali che si chiamano Escherichia coli ed Enterococchi. Possono determinare patologie di natura infiammatoria, infettiva e disturbi di vario genere. Il loro limite massimo è fissato dalla legge rispettivamente in 500 e 200 cfu (colony forming units) per 100 ml. Quando ne vengono registrati livelli superiori, il sito di balneazione viene schedato come “scarso”, come il nostro arenile, un'espressione che traduce l'inglese “poor”, l'ultimo grado della classificazione individuata dalla direttiva europea sulle acque balneabili 2006/7/CE recepita dall'Italia nel 2008.

Tuttavia, gli inviti di associazioni e autorità espressi in questi giorni, non sono stati recepiti dai bagnanti che, durante le prime ore del mattino, continuano a fare il bagno dove non si può.

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