E' stato un fulmine a ciel sereno per i lavoratori: oggi la Meridbulloni, una delle ultime fabbriche di Castellammare di Stabia che aveva resistito alla crisi della siderurgia degli anni Ottanta, ha chiuso. Sono una ottantina gli operai che, senza preavviso, ora si ritrovano in cassa integrazione fine alla fine di giugno; dopo, potranno rientrare nel ciclo produttivo solo se disposti a trasferirsi insieme con l'azienda tra Torino e Milano.

L'ultimo turno della notte scorsa non lasciava presagire che al mattino la fabbrica non avrebbe riaperto i cancelli. A bloccare l'accesso alla struttura c'è la vigilanza privata. La Meridbulloni, con sede nella periferia orientale di Castellammare di Stabia, è di proprietà dei fratelli Fontana, famiglia di Bergamo che ha comunicato la volontà di chiudere la fabbrica per trasferirla al Nord.

''Ci hanno detto che dobbiamo trasferirci tutti a Torino'' spiegano i dirigenti aziendali che hanno indetto una riunione per capire quale sarà il futuro degli 80 operai i quali, proprio questa mattina, credevano di andare incontro a una cassa integrazione ordinaria, come periodicamente veniva attuata in passato. I consiglieri comunali dell'opposizione chiedono al sindaco di Castellammare di Stabia, Gaetano Cimmino, di sollecitare il prefetto di Napoli per un immediato incontro con la proprietà dell'azienda, per chiarire la situazione e cercare una mediazione al fine di assicurare la continuità produttiva della Meridbulloni nlla città stabiese

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