Castellammare, così la famiglia Schiavone: «La morte di Angela? Un caso di malasanità»
Al via il processo che vede imputato per omicidio il medico che eseguì l’intervento per dimagrire
19-06-2016 | di Redazione
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Castellammare. Al via il prossimo 27 giugno il processo per la morte della 44enne di Castellammare di Stabia Angela Schiavone, deceduta nel luglio del 2014 dopo essere stata trasportata nel reparto di rianimazione dell’Ospedale Cardarelli di Napoli. La donna aveva scelto di sottoporsi ad un intervento di "sleeve gastrectomy", presso la clinica Villa Bianca a Napoli. Toccherà adesso ai giudici stabilire quanto accaduto quel tragico giorno. E’ stato infatti rinviato a giudizio il dottore che eseguì l'intervento. A.B. dovrà difendersi in tribunale dall'accusa di omicidio colposo.
"Angela Schiavone - ricorda l’avvocato Roberto Ucci che difende la famiglia della signora - pesava 130 chili e per dimagrire aveva deciso di sottoporsi all'intervento. La Sleeve Gastrectomy Laparoscopica (SGL) è un intervento di tipo restrittivo in cui lo stomaco viene tubulizzato’’. L’intervento è eseguibile con tecnica laparoscopica e prevede l’asportazione di una gran parte dello stomaco tramite una resezione.
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‘’Secondo le casistiche più attuali - rileva l’avvocato Ucci - il rischio di mortalità post operatoria precoce è soltanto dello 0.1%. La signora Schiavone fu operata presso la clinica Villa Bianca, a Napoli, ma dopo poco più di 48ore da quest’operazione morì nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Cardarelli nel quale era stata trasferita d’urgenza’’.
Da quel giorno i suoi familiari, in particolare la mamma di Angela, la Sig.ra Antonietta, le sorelle Cristina e Assunta e il fratello Vincenzo non riescono più a darsi pace. “Nostra sorella voleva solo dimagrire, liberarsi una volta per tutte di quei chili di troppo che le creavano disagio. Ci aveva anche provato con diete continue, ma puntualmente riprendeva tutti i chili persi. Voleva solo cambiare vita, camminare meglio, indossare un vestito che le stesse bene. Era tranquilla e sicura che tutto sarebbe andato bene ed invece è andata, inconsapevolmente, incontro alla morte’’.
Fin dal primo momento i familiari della signora hanno chiesto “giustizia”. “Una storia, purtroppo - secondo l’avvocato Ucci - che assolutamente non può essere catalogata come tragica fatalità. Noi vogliamo che la giustizia faccia il suo corso e che siano accertate le responsabilità. Il trocar che consente di praticare dei fori nell’addome per l’intervento in laparoscopia ha, nel caso di Angela Schiavone, reciso un vano arterioso, causando una lesione di 5 millimetri e la conseguente perdita di sangue". Questa la linea difensiva che il legale sosterrà dinanzi ai giudici.
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