Castellammare di Stabia. L’affaire “parcheggi” dietro l’omicidio di Gino Tommasino, il consigliere comunale del Pd di Castellammare, ucciso il 3 febbraio 2009 in viale Europa sotto gli occhi del figlio allora 12enne. Un nuovo possibile movente, che riapre il caso a 7 anni di distanza e dopo due processi sul delitto già chiusi.

A svelarlo ieri ai giudici d’appello è stato il pentito Renato Cavaliere, componente del commando armato – 4 persone in tutto, su due moto – che uccise brutalmente Luigi Tommasino a colpi di pistola. Due i killer reo-confessi già condannati: Salvatore Belviso e Raffaele Polito. Per lo stesso Cavaliere e per il più giovane del gruppo, Catello Romano, all’epoca 19enne, il processo d’appello-bis riparte invece con un colpo di scena.  

LE DICHIARAZIONI. «Gino Tommasino fu ucciso perché stava guadagnando tanto con la gestione dei parcheggi e non voleva dare soldi ai clan» ha continuato Cavaliere, che con Romano (l’unico alla sbarra a non aver mai ammesso la partecipazione al raid) ha ottenuto in Cassazione l'annullamento della sentenza che condannava entrambi all'ergastolo. Condanna cancellata «per mancanza di mandante e movente». Le dichiarazioni del pentito, fornite in sede di interrogatorio al pm della Dda di Napoli, Claudio Siragusa, sono state trasfuse in 60 pagine fittissime e piene di “omissis”. Ma non su quel possibile nuovo movente. 

«Gino Tommasino - ha proseguito Cavaliere - fu ucciso poche ore prima di un appuntamento che aveva con due imprenditori per l’affare parcheggi. Stava facendo troppi soldi e non voleva dare niente alla camorra stabiese. A quell’appuntamento non doveva arrivarci». Secondo Cavaliere, Tommasino era riuscito ad entrare in affari con due imprenditori incaricati di realizzare nuovi parcheggi nel territorio compreso tra Castellammare, Gragnano e Vico Equense. Per questo motivo, sarebbe stato avvicinato dalla camorra stabiese.

GLI IMPRENDITORI. Gino Tommasino – così come riportato nel verbale ‘choc’ - il 3 febbraio 2009 avrebbe dovuto incontrarsi con Claudio Russo, imprenditore di Secondigliano, allora titolare della «Sintesi», ditta che gestiva il servizio di sosta a pagamento a Castellammare di Stabia. Il secondo, invece, sarebbe Giuseppe Passarelli, amministratore della «GPV srl», imprenditore edile molto attivo nell’intera Penisola Sorrentina. Spetterà adesso ai giudici stabilire l’attendibilità delle dichiarazioni di Cavaliere e scrivere una diversa verità per un delitto ancora irrisolto.

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