CASTELLAMMARE. Il ras Paolo Carolei  (alias “Paoluccio”, in foto), prima degli arresti al vertice del clan D'Alessandro, ha lasciato il penitenziario di massima sicurezza de L’Aquila e il regime di carcere duro al '41-bis': Carolei, difeso dall’avvocato Raffaele Chiummariello, è stato trasferito in cella a Catanzaro, dove sconterà “normalmente” la pena definitiva a 14 anni di reclusione, inflittagli nel 2014 per associazione a delinquere di stampo mafioso. Condanna ricevuta in Cassazione, all’esito della prima tranche d’inchiesta “Golden-Gol”: la maxi-operazione che nel 2008 scoperchiò l’alleanza malavitosa tra i clan D'Alessandro di Castellammare di Stabia ed i Di Martino-Afeltra, attivo invece nei comuni dei Monti Lattari.

I due sodalizi criminali avevano creato un vero e proprio cartello camorristico, capace di gestire traffico di droga e giro d’usura, riciclando tutto il denaro sporco con il business delle scommesse e truccando le partite di calcio anche all'estero. Carolei, per i giudici, aveva scalato le gerarchie interne ai D’Alessandro, grazie alla gestione di agenzie e corner controllate indirettamente con suoi prestanome. Al vertice dell’organizzazione c’era anche Leonardo Di Martino, conosciuto negli ambienti della mala come “o’ lione”.

LA MOTIVAZIONE. Il Ministro della Giustizia, dopo i canonici due anni, non ha prorogato il decreto che avrebbe mantenuto il ras stabiese in regime di carcerazione speciale: si tratta di un atto interno, dai motivi ignoti. Probabile che il Guardasigilli abbia ritenuto non più esistenti gravissimi “elementi di pericolosità” sociale o lo spiccato calibro criminale, in passato ricoperto da Paolo Carolei.

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