Chi pensava che il sindaco di Castellammare Nicola Cuomo non ritirasse le dimissioni e mandasse la città al voto è rimasto deluso. Il primo cittadino, infatti, durante una conferenza stampa in cui ha annunciato anche lo sciopero della fame per il caso Terme e si è paragonato a Falcone per la sua attività moralizzatrice in città, ha trovato il tempo per dire che resterà ben ancorato alla poltrona di sindaco. Dimissioni ritirate, qualche attimo di commozione, e via al lavoro per provare a costruire una nuova maggioranza che consenta di portare a termine la consiliatura.

Venti giorni trascorsi, dunque, fondamentalmente per riequilibrare gli assetti all’interno del partito (dalle porte girevoli del Pd, infatti, sono rientrati Avitabile e Zingone prima nel gruppo misto, eleggendo Migliardi capogruppo) scoprire che l’alleanza con gli Iovino, motivo anche della sua vittoria elettorale, non era più praticabile, rinunciare all’accordo con Mario Casillo, tuffarsi nelle braccia di Raffaele Topo (vero artefice del tentativo di ricucitura in città), tentare la strada degli accordi con i dissidenti su punti programmatici ben definiti.

Sullo sfondo la crisi del termalismo, l’aula consiliare occupata dai dipendenti delle Terme (società dichiarata fallita), due inchieste della Procura sul crac della società termale, la crisi rifiuti e lo scontro di potere in atto all’interno del Partito Democratico. Nicola contro Nicola con Corrado che, dopo l’addio alla giunta e la candidatura per un giorno alle regionali, ha fatto partire la guerra contro il primo cittadino. Che, del resto, ha replicato da par suo ritenendosi tradito dal suo sfidante alle primarie.

A Venanzio Carpentieri, segretario democratico con la missione di commissario, il compito di provare a compattare un partito ormai sull’orlo di una deflagrazione interna. I casilliani sulle barricate, pronti a tutto pur di far cadere il sindaco Cuomo.

Una maggioranza risicatissima con la quale il sindaco spera di riuscire a governare fino alla fine della consiliatura. Un destino che, però, in una città ormai ingovernabile da anni sembra già scritto. Nuove liti, nuove fibrillazioni, nuovi scontri con i singoli consiglieri che decideranno di accettare accordi o di mandare in una sola notte a carte quarantotto la maggioranza non maggioranza. In attesa di una nuova crisi, un nuovo commissariamento, nuove elezioni. Con buona pace di Giovanni Falcone.

(r.l.)

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Si dimette Nicola Cuomo