“Assolto per non aver commesso il fatto”. Per i giudici della terza sezione della Corte d’Appello del Tribunale di Napoli, Carmine Inserra (difeso dall’avvocato Francesco Schettino), fratello di ‘Tonino o’ guerriero’, considerato dalla Dda uno dei boss della Famiglia di Ponte Persica, non c’entra nulla col pizzo imposto nel 2005 alle piccole e medie imprese di Castellammare, Pompei ed Angri.

Estorsioni in nome del clan Cesarano, allora guidato da Vincenzo Procida (poi pentitosi e morto in un grave incidente d’auto), consumate perlopiù ai danni di imprese edili e di trasporto. Inserra, in primo grado, subì una condanna a sei anni e mezzo. Da oggi è libero, al contrario di Pio Amita e Luca Savarese (per i quali i giudici hanno invece confermato le rispettive condanne a sei anni e mezzo in primo grado).

Minimo lo sconto di pena in appello, infine, per l’ex dipendente del Comune di Castellammare Pasquale Esposito (meglio noto come ‘Pascariello’). Per lui, gli anni di carcere oggi passano da dodici ad undici.

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