Udienza fiume oggi, al Tribunale di Torre Annunziata, nell’ambito del maxi-processo per lo scandalo “Gettonopoli” al Comune di Castellammare di Stabia. E’ durato infatti quattro ore il contro-esame del maresciallo Stefano Inserra, che coi colleghi della Finanza partenopea condusse le indagini su 25 persone, tra dipendenti ed ex consiglieri in carica a Palazzo Farnese, nel periodo 2005-2010, imputati ora a vario titolo di falso e truffa ai danni dello Stato.

Circa due milioni di euro, secondo gli inquirenti, la cifra spesa dal Comune per lavori “fantasma” nelle cinque commissioni consiliari. Per il pm della Procura oplontina, Silvio Pavia, i consiglieri avrebbero intascato gettoni di presenza (pari a 50 euro a seduta, ndr) neppure “affacciandosi” a volte in municipio.

“C’era un ingresso secondario a Palazzo Farnese, lungo via Salita S.Anna, mai presidiato, né osservato dai finanzieri”. Da lì dunque, hanno ribadito stamattina le difese in aula, consiglieri e dipendenti potevano accedere al Comune. L’accusa, invece, sostiene che l’unico ingresso da considerare resta quello dell’ufficio “Passi”, a destra del portone principale, ben visibile appostandosi su piazza Giovanni XXIII.

Anche perché “gli altri varchi sono sempre stati chiusi” (così lo stesso maresciallo Inserra nella sua testimonianza a processo del 2013). Versione ribadita oggi dal finanziere, che dinanzi al giudice monocratico Paola Cervo ha poi aggiunto: "Il secondo accesso? Dava su un immobile di edilizia privata".

Il processo continua, la svolta potrebbe giungere a breve. Su richiesta delle difese degli imputati, il giudice acquisirà una planimetria completa di Palazzo Farnese. Tutto resta appeso a un filo sottile: dove porta, davvero, quel varco secondario?

 

 

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