Castellammare E' il 19 novembre 2013, una sera come tante in via Virgilio, pieno centro della città stabiese. Una sera che, molto presto, si trasforma in tragedia. Tre colpi di pistola uccidono Luigi Belviso, 48 anni, e feriscono suo figlio Francesco, giovane 21enne.  A sparare è Pasquale Rubicondo, 56 anni, reo confesso poche ore dopo il delitto in polizia. Anche per questo Rubicondo sceglie l'abbreviato, sperando nello sconto di un terzo della pena. Per il pm della Procura di Torre Annunziata, Francesca Sorvillo, l'omicidio è però aggravato dai futili motivi: Rubicondo merita comunque l'ergastolo, perchè quella sera spara solo temendo un'aggressione da Belviso, al quale deve circa 300 euro. Una banalità.

Il debito nasce dal fatto che la moglie di Belviso, prima, ha accudito come badante la madre di Rubicondo. Ma il conto non è stato saldato in pieno. Belviso lo pretende, va a cercare il suo futuro carnefice, che respinge la richiesta. Ne nasce una prima lite, poi il "regolamento" dei conti in via Virgilio, dove Rubicondo porta con sè una pistola. Dalle parole ai fatti è un attimo.

L'inchiesta, aiutata dalla confessione del futuro unico imputato, è chiara. Si attende solo la sentenza, letta oggi in udienza dal gup del Tribunale di Torre Annunziata, Elena Conte. Sedici anni di carcere a Pasquale Rubicondo, difeso dall' avvocato Michele Cerabona. Diecimila euro di provvisionale, infine, ai familiari della vittima, costituitisi parte civile. La tragica sera del 19 novembre 2013, in via Virgilio, si chiude così oggi in Tribunale.

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