TERZIGNO. “A Cava Sari ho visto solo lacrime e preghiere, mai sassi. Fossero stati lanciati, la questura avrebbe consegnato i video. Li abbiamo chiesti, la polizia ha detto di non averne. E’ strano no?”. Usa parole forti e un filmato decisivo mostrato ai giudici l’avvocato Liana Nesta, che con la sua accorata arringa in Tribunale chiede l’assoluzione piena dei 10 attivisti del “Movimento Vesuviano anti-discarica” (alcuni difesi pure dai legali Cristian Valle, Giorgio Bonamassa e Daniela Torro), per i quali il pm della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, Marco Mansi, ha chiesto condanne da 3 a 20 mesi di reclusione con le accuse a vario titolo di minacce, resistenza e interruzione di pubblico servizio, nel corso delle rivolte popolari anti-rifiuti sulla rotonda della Panoramica al confine con Boscoreale.

“Una battaglia per il diritto alla salute – ha continuato la Nesta - . Il professore Antonio Marfella, qui a processo, ha lanciato il suo allarme: entro il 2020, un residente su due in ‘zona rossa’ sarà malato di cancro. Mamme e cittadini sono stati presi a manganellate, per una discarica che ribolliva coi suoi rifiuti tossici e le ecoballe. Sapete chi incendiava i camion? La camorra. I tir erano vecchi, ma se distrutti venivano pagati a peso d’oro dalle assicurazioni”.   

IL VIDEO. Sei minuti e 46 secondi, nitidi, senza interruzioni, presi da ‘youtube’. L’avvocato li mostra ai giudici sul suo pc. Il video scagionerebbe A.P., attivista che ha una cartoleria in città, e per il quale il pm ha chiesto 9 mesi di carcere. Il motivo? Avrebbe tentato di scagliare un grosso masso di cemento, “palleggiandoselo dalla mano destra alla sinistra”, dopo averlo raccolto da terra per minacciare i poliziotti: così stanno le cose secondo la questura.

Il ‘frame’ decisivo è dal minuto 5.04 al 5.11: l’uomo prova a scappare dopo il primo ordine di allontanamento, lanciato dagli agenti a presidio di Cava Sari e Cava Vitiello; A.P. inciampa, ma viene braccato alle spalle e portato via. Azione condotta da due militari, uno è della Digos. Le immagini non mostrano alcun sasso. “Non volò nemmeno una mosca, nonostante la puzza – ha incalzato ironica il suo legale - . Chi bloccò il manifestante non ha nemmeno sequestrato il masso, dichiarando poi di averlo perso. La verità è che in 8 secondi nessuno avrebbe avuto il tempo di raccoglierlo e minacciare i poliziotti. Questo processo mi fa grande tristezza”.

IL SECONDO ‘FRAME’. Dopo il video, l'avvocato Nesta ha un altro asso nella manica: un semplice fotogramma, che mostra ancora ai giudici. La foto immortala un uomo in divisa mimetica e con un casco. L’uomo sta riprendendo la rivolta. “E' chiaramente un poliziotto – la tesi della difesa – non un giornalista od un boy-scout. E’ la prova dei video girati anche dalla polizia”.

Foto tratta dal sito "napoliurbanblog"

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