Ercolano. Cinquant’anni di storia nel racconto delle vicende politiche, economiche e sociali dell’Italia, condite da episodi noti e meno noti e da una buona dose di  humor, nel  libro “La repubblica delle giovani marmotte” di Cirino Pomicino, ex Ministro dell’economia e del Bilancio, presentato a Ercolano ospite dell’Associazione Paese Mio.

Assieme ai più importanti eventi della politica si raccontano anche episodi e situazioni difficili della Prima Repubblica, con analisi molto acute e lucide, tra cui le trattative “stato mafia” per le quali l’autore dichiara di non temere alcuna inquisizione. Pomicino appartiene a quella classe politica che ha subito l’attacco distruttivo di Tangentopoli che ha smantellato per via giudiziaria la Prima Repubblica e il primo partito che ha fatto la storia della democrazia italiana, e si dichiara pronto nonostante i suoi 74 anni: “Non ho più ne l’età né la salute, ma sono pronto a dare una mano sul piano del programma”.

Egli si sta dedicando al ricongiungimento di quelle che ha definito “piccole isole” le nicchie di Democrazia Cristiana esistenti. Ha spiegato il suo “NO” al referendum costituzionale motivandolo con una serie di complesse e dotte argomentazioni sulla riforma costituzionale e elettorale e ha concluso: “Sappiate che se passa il ‘sì’, gli italiani non voteranno mai più la maggioranza dei parlamentari come è scritto nella Costituzione”. Ha rilevato il declino della politica e denunciato lo scadimento dei legislatori e dei tecnici dell’economia  lasciando trasparire la preoccupazione per quella che sarà la sorte della democrazia nei prossimi anni.

Un capitolo interessante lo ha dedicato alla “scomparsa” dei partiti quegli stessi, afferma, che erano baluardo della trasparenza e della legalità. E infine una attenzione particolare Pomicino l’ha dedicata agli  eventi accaduti nell’economia nazionale. “Ciò che è avvenuto in questo paese – afferma Pomicino – grida vendetta. Abbiamo svenduto gran parte del Paese. Non c’è più una presenza pubblica nel settore del credito venduto ai fondi speculativi dell’occidente e dell’oriente. Abbiamo venduto realtà importanti sul piano industriale, tante aziende che rappresentavano le eccellenze nazionali e il genio  italiano”. Un libro che induce a serie riflessioni.

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