“Il blocco ai lavori sarebbe dovuto avvenire entro 18 mesi dall’ottenimento del permesso a costruire e non a dicembre scorso. Nel caso delle cisterne, il titolo che ha approvato l’intervento è stato assunto nel febbraio 2015, circa tre anni e mezzo prima e tre volte il tempo massimo consentito dalla legge per l’annullamento d’ufficio”.

Con questa motivazione la Isecold annuncia battaglia al Tar e non arretra rispetto al blocco dei lavori di ampliamento del deposito di idrocarburi all’interno del porto di Torre Annunziata.

I LAVORI DELLA ISECOLD. L’azienda stava realizzando un incremento del preesistente deposito, da una capacità di 13.755mc a 16.998mc. Le cisterne in più sarebbero servite – secondo quanto riferito nella relazione fornita dai legali della Isecold – ad ospitare un materiale privo di pericolosità, ovvero il Bio diesel, chiamato anche FAME (fatty acid methyl esters, ndr). Una sostanza che non necessità di Via, in quanto prodotto non pericoloso ai sensi della legge 256/1974. “Il comune – si legge nella relazione - ha avuto modo di valutare. Si tratta di un semplice e modesto ampliamento, preceduto da una caratterizzazione e bonifica del terreno, certificate dall’Arpac nel 2018”.

LE DUE SOGLIE - “L'obbligo di sottoposizione a verifica di impatto ambientale (VIA) – continua la relazione - sarebbe stato comunque escluso dalla disciplina del codice dell'ambiente. Per i prodotti petroliferi, petrolchimici e chimici da reputarsi pericolosi, esistono due soglie. Una, che va dai depositi di capienza superiore a mille mc sino a 40mila mc; e una seconda che identifica i depositi che superano i 40mila per i quali è prevista la Via, indipendentemente dalla pericolosità del prodotto. L'ampliamento previsto al porto non comporta il superamento del limite di 40mila mc”.

LE PAROLE DI NUNZIO ARIANO. Fu lui ad imporre il blocco ai lavori per la mancanza della Via, il certificato di verifica di impatto ambientale, essenziale per la prosecuzione dei lavori. Opere che, secondo la Isecold, erano state autorizzate nel 2015, nonostante ci fosse questa “falla” nella documentazione. “Questo documento non c’è – ha spiegato il capo dell’ufficio tecnico comunale Nunzio Ariano - e sulla base di questa mancanza abbiamo bloccato i lavori. Sappiamo che hanno tentato anche di cambiare il prodotto destinare a deposito, ma non credo sia possibile a norma di legge. Avrebbero dovuto rispettare le condizioni secondo le quali è fu concesso il permesso a costruire”.

L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE CORRE AI RIPARI. Secondo il dirigente dell’utc, la Isecold avrebbe quindi cambiato il tipo di prodotto da stoccare nelle cisterne, con un altro che non comportasse la certificazione di impatto ambientale. Sarà probabilmente questo il nodo principale su cui insisterà il legale nominato a difesa degli interessi del comune di Torre Annunziata. Con la delibera di giunta numero 50, il comune ha nominato come legale l’avvocato Salvatore Canciello. A lui l’incarico di “resistenza in giudizio”.

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