Alla fine hanno ceduto. Il coro di “no” levatosi in consiglio comunale riguardo l’ampliamento del deposito di idrocarburi al porto di Torre Annunziata ha rotto la “resistenza”.

Approvazione del piano portuale, elaborazione del nuovo puc, coinvolgimento delle istituzioni sovracomunali, ma soprattutto sospensione temporanea dei lavori relativi all’installazione delle due nuove cisterne, con possibilità di delocalizzazione delle stesse.

Abbattuto il clima di rassegnazione sulla costruzione di nuovi depositi: ci sono voluti diversi cortei di protesta, esposti in procura della Repubblica ed almeno due consigli comunali per unire tutte le forze in campo e per una secca opposizione ai lavori della Isecold al porto di Torre Annunziata.

“Oggi si è levato un grido per l’ambiente, un tema che non ha colori politici – ha dichiarato il primo cittadino oplontino Vincenzo Ascione -. Non c’erano mai stati i presupposti per la creazione di un qualcosa di diverso dall’interesse commerciale che ha sempre caratterizzato la nostra città”.

Ma allora cosa è cambiato da qualche settimana fa, quando si chiedeva, nel corso di uno dei tanti eventi di protesta sul corso Vittorio Emanuele III, l’intervento delle istituzioni per cercare interrompere l’iter di installazione delle cisterne al porto?

La nota positiva è che l’amministrazione comunale guidata da Ascione ha investito il dirigente dell’ufficio tecnico comunale (Nunzio Ariano, ndr) della responsabilità di attuare una sospensione temporanea dei lavori relativi all’installazione delle due nuove cisterne per la verifica della coerenza del carteggio relativo all’ampliamento delle stesse.

Ma c’è dell’altro. Non solo stop ai lavori ma prende corpo anche un’altra ipotesi, quella della delocalizzazione delle cisterne in un’altra area di Torre Annunziata, lontano dalla città o addirittura nei paesi limitrofi: “Sarà un percorso lungo – ha spiegato il sindaco -. Penso sia necessario che intervengano organismi sovracomunali per discutere di un’eventuale pianificazione che non riguardi solo Torre Annunziata ma anche il territorio circostante”.

Un percorso che sarà lungo anche per la questione che ruota attorno al piano attuativo del porto: riconoscere la partenza, dallo scalo oplontino, di iniziative legate ad altre attività, non solo commerciali, ma anche turistiche e ricettive, aprirebbe ad un panorama diverso dalla potenziale “bomba ecologica”, ormai così rinominata, in fase di costruzione.

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