Cisterne. I comitati “convocano” il sindaco
Ascione nel 2015 minimizzava: “Progetto che vedrà la luce in sei o sette anni”. Ma ora qualcosa è cambiato…
18-06-2018 | di Marco De Rosa
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Cisterne di idrocarburi a Torre Annunziata: non accenna a diminuire la protesta sull’installazione di nuovi serbatoi al porto oplontino.
Dopo il corteo di giovedì scorso, il clima è ancora infuocato: opposizione ferrea, del Movimento5 Stelle che ha presenziato al corteo, dei comitati di zona e dei cittadini. Proprio da questi ultimi è stata inviata nei giorni scorsi una lettera indirizzata al ministro dell’ambiente, il generale Sergio Costa: una missiva inviata da una cittadina, che non è rimasta inascoltata. “Mi è stato riferito – spiega la signora Claudia - che il problema sarà riportato alle direzioni generali specifiche. Mi ha assicurato che non ci lascerà soli. Lo speriamo, non possiamo permetterci uno scempio simile”.
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Nel frattempo, l’attenzione continua ad essere alta anche in città: mercoledì 20 giugno alle ore 19.00 presso la libreria "Libertà" di Corso Vittorio Emanuele III ci sarà l'incontro dibattito focalizzato interamente sulla questione cisterne, organizzato dal presidio di "Libera". Il sul referente principale, Don Ciro Cozzolino, ospiterà nella sala del biobar il sindaco Vincenzo Ascione e la rappresentante del "Comitato Salera" Pina Valente. Sarà un’occasione, soprattutto per il sindaco, per analizzare e fare il punto della situazione ed illustrare ai cittadini, le opportunità ma anche i rischi che potrebbero comportare l’attivazione delle cisterne.
Un problema forse sottovalutato dal primo cittadino oplontino, che nel novembre 2015, in merito alla creazione di un nuovo sito di stoccaggio per prodotti tossici ed infiammabili da realizzare a ridosso della spiaggia della Salera – una zona in cui nell’anno precedente si verificarono diversi incendi – smorzava i toni della già allora accesa protesta: “Credo che non bisogna creare un allarme per un progetto che, se fosse approvato, vedrebbe la luce non prima di 6-7 anni”. Da allora sono passati due anni e mezzo ma l’allarme è già suonato da un pezzo, soprattutto da parte di cittadini e comitati.
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