Volevano ottenere il monopolio del mercato avvalendosi del clan D’Alessandro: arrestato il boss delle pompe funebri di Castellammare di Stabia.

Si tratta di Alfonso Cesarano (61 anni), arrestato e portato in carcere a Secondigliano nel corso del blitz effettuato all’alba di questa mattina dai carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata. Agli arresti domiciliari altre 5 persone: Saturno Cesarano (58 anni), Alfonso Cesarano (62 anni), Giulio Cesarano (58 anni), Catello Cesarano (30 anni) e Michele Cioffi (44 anni): sono tutti ritenuti responsabili a vario titolo di concorso nel trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante dell’aver commesso il fatto per agevolare il raggiungimento di finalità illecite in collaborazione con il clan D’Alessandro, egemone sul territorio.

Il blitz trae origine da indagini coordinate dalla Dda di Napoli e condotta dal nucleo investigativo dell’Arma di Torre Annunziata, dal 2013 fino al 2016. Tre anni di attività concluse nel maggio 2016 con un avviso nei confronti di Alfonso Cesarano, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’uomo avrebbe gestito “in maniera monopolistica” il settore delle onoranze funebri nel territorio di Castellammare di Stabia grazie alla protezione del clan.

Sequestrate le quote societarie e i beni aziendali della “Servizi funebri Srl”, con sede a Castellammare di Stabia, e la “Impresa Funebre Cesarano Srl”, con sedi a Scafati e Vico Equense, per un valore totale stimato in 7,5milioni di euro.

Dopo la notifica del provvedimento del 2016, per evitare sequestri e altri guai finanziari all’impresa, aveva ceduto l’intera quota di partecipazione ai suoi soci (il suo omonimo Alfonso, Giulio e Saturno, ndr), titolari ognuno del 25 per cento delle quote sociali della “Impresa Funebre Cesarano Srl”. Un passaggio burocratico smascherato dopo anni di indagini con gli appostamenti dei carabinieri, che hanno visto Alfonso Cesarano sempre alla guida e gestione della ditta.

LA SVOLTA NELLE INDAGINI. Le dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia hanno dato una spinta alle indagini, grazie alle quali è stata accertata l’ingerenza della criminalità organizzata stabiese anche nel settore dei servizi funebri. Veniva impedito l’ingresso nel mercato ad altre imprese concorrenti presenti sullo stesso territorio o su territori limitrofi. Le aziende già presenti operavano, secondo gli inquirenti, in base e vere e proprie “competenze territoriali”, dalle quali non era possibile sconfinare per non alterare gli equilibri imposti dall’organizzazione criminale che governano lo specifico settore.

LE QUOTE E LE SOCIETA’ SATELLITI. A seguito di altre indagini più approfondite, i carabinieri hanno scoperto che lo stesso Alfonso Cesarano, nel 2013, aveva effettuato un’operazione simile dimettendosi dalla carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione di un’altra società funebre, la “Cesarano Nicola Pompe Funebri Cooperativa”, ad oggi non più attiva, in favore del nipote Catello Cesarano. Le dimissioni erano l’immediata conseguenza dell’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Napoli nel dicembre 2012 nei confronti della società di servizi cimiteriali “Caronte Sas”, della quale era socia accomandataria la moglie di Alfonso Cesarano. Nell’ambito delle procedure dell’espletamento della gara per l’assegnazione dei servizi cimiteriali a Castellammare, a cui partecipava la “Cesarano Nicola Pompe Funebri Cooperativa”, Alfonso e Catello Cesarano hanno fittiziamente trasferito due rami d’azienda della società in capo ad una nuova azienda, la  “Servizi funebri Srl”, costituita ad arte ed intestata a Michele Cioffi, che rilevò a sua volta il ramo d’azienda della “Caronte Sas” continuando a svolgere i servizi cimiteriali a Castellammare di Stabia.


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