Clan Gallo-Cavalieri, si torna in aula dopo i 500 anni di carcere in primo grado
51 esponenti della cosca di Torre Annunziata cercano lo sconto in Appello
25-01-2016 | di Salvatore Piro
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Ripartirà domani in Appello “Manonera”, il maxi-processo in aula bunker alla camorra di Torre Annunziata con alla sbarra 51 imputati, ritenuti dalla dda partenopea vicini ai clan Gallo-Cavalieri ed al federato braccio armato dei “Pisielli”. Tutti “stangati” il 30 settembre 2014 con i cinque secoli e mezzo di carcere, inflitti in primo grado dal giudice Umberto Lucarelli del Tribunale di Napoli: una vera batosta, nonostante la scelta del rito abbreviato.
Anziché lo sconto della pena quel giorno infatti arrivò un verdetto pesantissimo per tutti. Reso più duro dalle 56 assoluzioni, scaturite dal filone-bis del processo: in “Manonera due” vennero condannati solo i collaboratori di giustizia Tiziana De Falco (4 anni), Aldo Del Lavale (8 anni), Giuseppe Di Nocera (6 anni), Michele Luppo (8 anni) e Giuseppe Sentiero (7 anni), il pentito che svelò ai magistrati i retroscena degli omicidi di camorra che dal 4 novembre 2008 (giorno del blitz ‘Alta Marea’ contro il clan Gionta) insanguinarono le strade di Torre Annunziata. Città stritolata da un’acerrima faida tra cosche rivali.
IL BLITZ – LE ACCUSE. Associazione di tipo mafioso finalizzata allo spaccio, estorsione, riciclaggio, detenzione e porto illegale di armi: queste le accuse mosse a vario titolo dall’allora pm antimafia Pierpaolo Filippelli nei confronti di 51 persone. Lo spettacolare blitz notturno al rione ‘Penniniello’ (da qui il nome della retata nel feudo dei Gallo-Cavalieri) scattò il 4 aprile 2013. Cinquecento carabinieri (guidati dal colonnello Nicola Conforti e dal maggiore del nucleo investigativo, Alessandro Amadei) presidiarono fino all’alba ogni lato del quartiere popolare di Torre Annunziata: nessuna via fuga e quella notte 80 arresti decimarono il clan. Cosca che – secondo i giudici del filone principale d’inchiesta – acquistava dall’Olanda e dalla Spagna ogni tipo di droga. I Cavalieri avevano “raggiunto l’egemonia territoriale, scavalcando gli storici rivali dei Gionta” per il controllo delle piazze di spaccio. La guerra tra clan aveva coinvolto i “Pisielli” e insanguinato la città.
LE PENE. Il Procuratore, in Appello, già domani potrebbe chiedere la conferma delle durissime condanne inflitte in primo grado: a 28 anni per Nicola Guida ed a 26 anni e 8 mesi per il 57enne Francesco Gallo, alias "Ciccio o’ Cavaliere", le pene più alte. Assai meno pesanti, invece, le condanne per coloro che l’antimafia riteneva tra i promotori del traffico internazionale di hashish e cocaina all’ombra del Vesuvio: 18 anni e 8 mesi per il boss Francesco Gallo (classe ’76, alias ‘Pisiello’), 8 anni e 10 mesi per Vincenzo Battipaglia Gallo.
In primo grado andò molto peggio al fratello del boss, il 34enne Pasquale Gallo, che incassò addirittura 21 anni e 4 mesi di galera. Tutti, tra sole 24 ore, torneranno in aula bunker. Anche gli altri 46 imputati (ad eccezione dei fratelli Antonio e Raffaele Gessosi, scarcerati dopo aver subito una pena al di sotto dei 2 anni), che il 30 settembre 2014 incassarono condanne dai sei ai diciotto anni.
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