TORRE ANNUNZIATA. E’ iniziato oggi in Corte d’Appello “Manonera-bis”, il maxi-processo alla camorra di Torre Annunziata con alla sbarra 25 persone, tutte ritenute affiliate al clan Gionta: un secondo giudizio in abbreviato per permettere ai giudici di calcolare le nuove pene da infliggere, dopo l’annullamento con rinvio ottenuto in Cassazione da una parte degli imputati.

Le condanne a vario titolo per associazione a delinquere, droga, armi, tentato omicidio ed estorsioni, sono infatti già definitive per 41 gregari, colonnelli e boss della cosca di via Bertone: tra questi Aldo Gionta, il “ras poeta”, suo figlio Valentino junior, condannati entrambi a 14 anni, e Ciro Nappo (8 anni), scarcerato per scadenza termini nel 2013 e considerato dall’Antimafia il possibile nuovo reggente.

IL PROCESSO. La prima udienza si è tenuta a sorpresa, nonostante un paventato difetto di notifica che avrebbe dovuto rallentare un processo appena al via. Un’udienza puramente tecnica e che ha permesso solo la costituzione delle parti (assistite da un folto collegio di avvocati, tra i quali Giovanni Tortora, Nicolas Balzano, Roberto Cuomo, Michele Riggi, Elio D’Aquino, Ciro Ottobre, Salvatore Irlando e Mauro Porcelli).

Alla sbarra di nuovo in Appello il “gotha” del clan: Gemma Donnarumma, la moglie del super boss Valentino, il fondatore della cosca, e i suoi figli Teresa e Pasquale Gionta, ora in carcere a Spoleto e a Rebibbia. E poi i killer già all’ergastolo per omicidio: Giovanni Iapicca, Giuseppe Coppola e l’ultimo super pentito di camorra Michele Palumbo. Tutti ora alla ricerca dello sconto di pena, dopo l’annullamento delle condanne dai 10 ai 16 anni ed 8 mesi incassato in terzo grado (anche per vizi di motivazione).

IL BLITZ. Ottantotto le ordinanze di custodia in carcere che annientarono nel 2008 la “mala” di Torre Annunziata, dopo 4 morti in strada e la riesplosione della faida di camorra in città. Sangue versato nella lotta col clan rivale dei “Gallo-Cavalieri”, per il controllo del business droga e della vendita a “cielo aperto” di cocaina, haschisc e marijuana.

Lo Stato scese allora in campo per smantellare le piazze di spaccio attive h24. Colpiti nel blitz “Alta Marea” anche esponenti di spicco di altre cosche come Alfonso Chierchia dei “Fransuà”, famiglia all’epoca alleata dei “Valentini”. Pure Chierchia è ora in Appello, dopo l’annullamento della condanna il 6 marzo scorso a 10 anni e 8 mesi.

In foto l’interno di Palazzo Fienga, l’ex roccaforte dei “Valentini”


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Alla sbarra "first lady"

Il maxi-processo