TORRE ANNUNZIATA. Sarà il gup di Napoli Paola Piccirillo ad infliggere, tra meno di 48 ore, l’ennesima possibile batosta al clan camorristico Gionta. Il pm della Dda partenopea, Claudio Siragusa, ha richiesto durissime condanne per chiudere una delle pagine più sanguinose mai scritte dalla criminalità organizzata di Torre Annunziata: l’omicidio di Natale Scarpa, 73 anni, alias “zì Natalino”, boss rivale dei Gallo-Cavalieri e padre di Vincenzo “caramella”.

Per l’accusa, il brutale agguato del 14 agosto 2006, avvenuto all’esterno dello stadio “Giraud” a colpi di calibro lugher 9x21, fu ordito per vendetta dal “boss-poeta” Aldo Gionta, figlio del fondatore della cosca di via Bertone, don Valentino, ed ora in carcere al “41-bis” come suo padre. “Aldo Gionta fu il mandante dell’omicidio Scarpa”: questa la tesi dell’accusa, che ha invocato l’ergastolo per il “boss-poeta”, acciuffato il 16 agosto 2014 al porto di Pozzallo, in Sicilia, pronto a salpare verso Malta e proseguire una latitanza da reggente che durava da due mesi e mezzo.

TUTTE LE RICHIESTE. Ergastoli, nonostante la scelta del rito abbreviato, per Aldo Gionta e Giuseppe Coppola, che per gli esiti dell’inchiesta sull’agguato ebbe il compito di “fare la cosiddetta battuta”, segnalando ai cecchini del clan dove fosse di preciso Natale Scarpa, poco dopo le ore 16 del 14 agosto 2006. A sorpresa, il pm ha chiesto ai giudici di assolvere il killer Giovanni Iapicca (già colpito – per la stessa vicenda - da una prima ordinanza per omicidio volontario poi annullata dal Riesame). Stralciata invece la posizione di Luigi Maresca, che difeso dall’avvocato Michele Riggi ha scelto di affrontare il dibattimento. Dieci anni a testa, infine, sono stati invocati dall’Antimafia per i due pentiti del clan Gionta, Vincenzo Saurro (dissociatosi nel 2006) ed Aniello Nasto.

IL PROCESSO. Proprio Aniello Nasto riferì alla Dda di Napoli che “Natale Scarpa doveva essere ucciso perché, durante le feste di carnevale, aveva aggredito un ragazzino vicino ai vertici del clan”. Quel ragazzino era Valentino Gionta junior, figlio di Aldo e nipote del “super-boss” fondatore della cosca di Palazzo Fienga. Valentino aveva soli 14 anni quando, per scherzo, lanciò un uovo contro il “vecchio”, il luogotenente dei Cavalieri. “Zì Natalino”, colpito nell’orgoglio, reagì allora schiaffeggiandolo.

Un’offesa troppo grande per papà Aldo. Un’onta da lavare col sangue. L’ordine di uccidere fu impartito direttamente dal carcere. A sparare - secondo l’inchiesta-bis sull’omicidio – fu Francesco Amoruso (“a’ vecchiarella”), consuocero del “ras-poeta” e morto un anno fa in carcere. L’omicidio di Natale Scarpa scatenò una faida trasversale di camorra, terminata in città solo due anni dopo.

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