Dopo oltre 15 mesi di interruzione forzata riapre al pubblico la Medicina Nucleare del Cmo. L’imminente riattivazione delle attività è un segnale positivo per 70 famiglie che si riavviano alla riconquista del loro diritto al lavoro, per i tanti pazienti che “ritrovano” il loro riferimento diagnostico naturale e, infine, per l’azienda che può riprendere la propria vera identità e guardare al futuro con maggiore energia con l’obiettivo di ampliare l’offerta sanitaria e migliorare sempre di più gli standard qualitativi.

“In questi lunghi 15 mesi di interruzione forzata, l’azienda ha dovuto individuare una nuova sede, ha provveduto ad allestirla ed all’esito di un complesso iter amministrativo ha ottenuto l’autorizzazione a poter riprendere le attività di medicina nucleare” sono le parole dell’amministratore unico del CMO Luigi Marulo. “15 mesi drammatici per circa 70 lavoratori, che hanno visto l’interruzione del proprio rapporto di lavoro, con gravissime conseguenze anche per le loro famiglie. 15 mesi drammatici per migliaia di pazienti che hanno dovuto individuare sedi alternative ove poter eseguire esami salvavita, con difficoltà logistiche e umane pesantissime. 15 mesi drammatici per l’azienda, che ha visto da un lato interrompere un’attività con una pesantissima contrazione del proprio fatturato, e dall’altro è stata costretta ad ingenti investimenti per poter riattivare in una nuova sede l’unità operativa”.

Con l’imminente riapertura, l’azienda ha già avviato le procedure di riassunzione dei lavoratori che, con il blocco delle attività, avevano perso il lavoro. Il Cmo riprende quindi un percorso, con lo spirito di sempre, quello di credere in una crescita sana del territorio, partendo dalla zona sud della città. Migliorare la qualità della vita dei cittadini come missione principale aziendale. “Questo risultato non è la vittoria dell’azienda, non dei lavoratori, non dei malati. O meglio, non solo loro. Questa è la vittoria dell’intera città. La parte più difficile, più abbandonata, più degradata vede riaccendere una luce forte. E, come sempre abbiamo fatto, le istituzioni ci terranno sempre al loro fianco. Nella consapevolezza che le luci da noi accese contribuiranno a spegnere “Fortapàsc””.

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