È risaputo che i panni si detergono in famiglia, ma si stendono, poi, in pubblico, lasciandoli ad asciugare dal vento che li agita baciati dal sole. Successivamente interviene la mamo esperta che ne ultima l’opera sistemandoli e deponendoli ordinatamente al loro posto.

Così ha fatto, con le sue poesie, Concetta Antonelli, delicato demiurgo dei suoi più cari sentimenti. “Come panni al sole” ha steso, agli occhi indiscreti del vicinato il suo smagliante bucato. Sì… un bucato speciale; tanti panni di versi.

Sgargianti colori ed un profumo unico a caratterizzare la voce espressiva e suadente di una “Kore” che ho avuto l’onore di conoscere, seppure virtualmente, negli anni addietro e che, di tanto in tanto, vado a ricercare; nei momenti che mi richiamano alla poesia. Ed è proprio in questi giorni di inizio anno che ho riletto per una ennesima volta l’opera prima di questa  poetessa  che racconta la sua vita incantata “offrendo i suoi pensieri alla danza del vento e al lettore”.

 L’ho riletta col proposito specifico di emozionami ancora una volta, portandomi indietro nel tempo, facendomi rivedere mia madre ad attingere acqua piovana ai canali del mostro cortile e faticare il bucato con “lisciva e sapone di piazza” sciorinandolo, poi, a fili di bandiere.

Suadente la voce di Concetta Antonelli - concordo con Anna Santoliquido che ne presenta l’opera – che, in un rosario di idee, con movimenti ritmici ondeggianti, porta suoni e sensi come panni stesi ad asciugare al sole.

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