Negli ultimi tre mesi prima dell'omicidio del padre si mandavano messaggi ogni minuto. Volevano pianificare tutto. Avevano deciso insieme di sterminare la famiglia di lei, e progettavano di sposarsi subito dopo la strage, magari in spiaggia. Una coppia con personalita’ borderline, nella quale i due componenti si suggestionavano e manipolavano a vicenda.

Elena Gioia e Giovanni Limata, i due fidanzatini irpini che il 23 aprile dello scorso anno furono arrestati dopo l’omicidio del padre di lei, sono stati valutati cosi’ in aula, durante il processo che li vede imputati davanti alla corte d’Assise di Avellino per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. I giudici hanno ascoltato la testimonianza del neuropsichiatra Stefano Ferracuti, che ha analizzato durante diversi colloqui la personalita’ di Elena Gioia, assente oggi al processo perche’ impegnata negli esami di maturita’.

“Hanno cooperato attivamente nella programmazione del delitto”, sostiene il perito nominato dalla famiglia della ragazza. Esaminando la mole enorme di messaggi che i due giovani si sono scambiati nei tre mesi precedenti l’uccisione di Aldo Gioia, Ferracuti ha rilevato come i due fossero “fuori dalla realta’”. E riferendosi alla personalita’ di Elena, il neuropsichiatra ha rilevato come la ragazza, oggi 19enne, non dimostri la sua eta’, “le sue capacita’ di ragionamento sono poco sviluppate.

Ha difficolta’ a organizzare le informazioni che le vengono fornite e a utilizzarle in modo critico”. La ragazza e’ stata anche poco disposta ad aprirsi e a collaborare durante i colloqui. Il processo riprendera’ a settembre prossimo, con altre testimonianze per ricostruire quanto accaduto prima del delitto consumato in casa Gioia, la sera del 21 aprile 2021, quando Giovanni Limata entro’ in casa, aiutato dalla fidanzata e uccise il suocero con 14 coltellate.


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