Coronavirus. Cotugno già in crisi: pieno reparto di terapia sub intensiva
Crescono ricoveri in ospedali e gli asintomatici (oltre 50%). Ecco i fattori di contagio più a rischio
19-08-2020 | di Redazione
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Cresce il numero di cittadini ricoverati negli ospedali attrezzati per fronteggiare l'epidemia da coronavirus a Napoli.
E' pieno e oltre la capienza il reparto di terapia sub intensiva dell'ospedale Cotugno: nella giornata di ieri i pazienti ricoverati erano 9 ed oggi sono passati a 10 su un totale di 8 posti letto, come previsto dal piano ospedaliero. Nel reparto di terapia intensiva resta un solo ricoverato estubato e in attesa che le condizioni consentano ai sanitari di trasferirlo in ricovero ordinario dove oggi i ricoverati sono 13 su una disponibilità di 16 letti. Per quanto riguarda il Covid Center dell'Ospedale del Mare i pazienti ricoverati per infezione da coronavirus sono 20: tutti in degenza. Tra i pazienti Covid anche un dializzato. Il Covid Center ha a disposizione 72 posti letto dislocati nei tre moduli ed ha aree specifiche per accogliere e curare pazienti Covid che siano cardiopatici, oncologici e dializzati. Nella struttura il numero dei ricoveri da inizio agosto a oggi è quasi raddoppiato.
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Nel frattempo è salita la quota dei positivi asintomatici al coronavirus. “Questo non significa che l'epidemia sia cambiata o che sia meno pericolosa, ma che è migliorata la capacità del sistema di sorveglianza nell'individuare queste figure così sfuggenti e cruciali per la diffusione del contagio”, ha spiegato l'epidemiologa Stefania Salmaso, che nel 2009 al tempo della pandemia di influenza H1N1 era a capo del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss).
Gli asintomatici, sottolinea l'epidemiologa, "sono generalmente giovani e continuano ad avere un ruolo centrale nella diffusione del virus come nei mesi scorsi", ma qualcosa è cambiato. "Prima il fattore determinante per il contagio era la regione di residenza: era più a rischio chi viveva in zone ad alto numero di contagi, indipendentemente dall'età. Nella fase di transizione che stiamo vivendo ora, invece, a essere determinante non è più la geografia, ma il comportamento delle persone: a rischio sono soprattutto coloro che viaggiano all'estero e che poi hanno diversi contatti sociali, tipicamente giovani che poi innescano focolai locali che coinvolgono coetanei e familiari".
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