Il Presidente dell'Associazione Pizzerie Italiane (Api), Angelo Iezzi, lancia l'allarme sul futuro del settore: "I pizzaioli italiani - dice - e le pizzerie d'Italia non sono portatori di Covid. Fatto salvo che la salute pubblica viene prima di tutto e su questo, in modo responsabile, ci siamo attivati fin da marzo scorso per eseguire quanto contenuto nei dispositivi dei Dpcm e delle ordinanze regionali e comunali, ci sentiamo fortemente penalizzati dalle scelte del Governo e in particolare da questa ultima chiusura. Nei mesi di lockdown abbiamo investito a nostre spese in prodotti e sanificazioni. Siamo rimasti aperti nonostante la paura, la sfiducia, le spese che correvano mentre gli incassi erano fermi a zero. Siamo rimasti in piedi e benché attendevano risorse fresche per rimetterci in equilibrio abbiamo ricevuto soldi in cambio di prestiti, ovviamente da restituire".

"La pizza italiana - sottolinea Iezzi - è il prodotto più conosciuto al mondo, che negli ultimi anni ha prodotto fatturati importanti in Italia e all'estero, dando occupazione e creando ricchezza. Spiace che anziché difendere questa eccellenza nel mondo, si faccia di tutto per affossarla. Dietro a una pizzeria c'è la fatica dei pizzaioli, professionalità e formazione. Ci sono maestranze e aziende che producono e distribuiscono. Un 'mondo pizza' che merita dignità e rispetto e non chiusure indiscriminate. Da marzo scorso fino a novembre prossimo per le pizzerie italiane - comprese anche le pizzerie al taglio - è prevista una perdita complessiva di circa 60 miliardi di euro e 200mila posti di lavoro a rischio. Siamo di fronte a un dramma sociale, imprenditoriale e occupazionale. In queste ore si parla sostegno alle attività penalizzate. Le pizzerie d'Italia si aspettano quindi soldi a fondo perduto, dimezzamento degli affitti e dei mutui, nonché la sospensione - e non il rinvio - delle bollette relative alle utenze. La misura è colma, il Governo intervenga e in fretta".

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