“Preoccupata per i miei figli che devono continuare a lavorare nel caos”. E’ il commento di Pina, una mamma in ansia per i suoi due figli, che lavorano al Nord Italia, in piena emergenza Coronavirus.

La donna, originaria di Torre Annunziata ma da qualche anno residente a Scafati, a febbraio ne ha approfittato per salire a Milano e a Parma, le città nel quale vivono i suoi due figli. Due settimane a Milano, poi è scesa a Parma, il 20 febbraio, poco prima che scoppiasse l’emergenza. “Non avevo la minima idea di cosa stesse accadendo – ha spiegato Pina -. Quando sono arrivata a Parma ho però capito che qualcosa stesse accadendo. Gli esercizi commerciali vuoti, niente gente per strada. Poi ho visto dell’emergenza in Tv e ho deciso di restare lì. Sarebbe stato inopportuno tornare a casa”.

Pina, mamma di due figli, uno farmacista l’altro avvocato, ha deciso di aiutarli: “Mi occupo dei loro figli e spero che il loro lavoro non risenta molto di questa emergenza. Ma ora che le farmacie sono prese d’assalto diventa difficile non pensare al peggio”.

E’ il pensiero anche di Norberto, un avvocato penalista di Castellammare di Stabia che da qualche anno lavora a Milano e vive a Como. “Anche mia moglie è avvocato e, come me, attualmente è ferma. Abbiamo pensato anche di tornare in Campania, ma i nostri genitori sono anziani. Ci troviamo in una situazione paradossale in cui non possiamo andare a trovarli perché sarebbe pericoloso per la loro salute. E’ una situazione pesante che poteva essere gestita sicuramente meglio”.

C’è però anche chi è riuscito a tornare in tempo al Sud, come Mariateresa, una giovane insegnante di Gragnano. Dal settembre scorso insegna in una scuola di Piacenza, ora chiusa per l’emergenza fino al 3 aprile. Ha scelto di tornare nella sua città prima dello scoppio della pandemia. “Mi sono autodenunciata quando ancora non era obbligatorio farlo – ha spiegato l’insegnante -. Sono così stata 15 giorni in isolamento volontario, l’Asl non ha potuto farmi il tampone perché non presentavo sintomi e non era obbligatorio. Sono andata via giusto in tempo, oggi Piacenza è un andirivieni di ambulanze”.

E non si sa cosa accadrà dopo il 3 aprile: “Per ora sto facendo didattica a distanza. Nella mia classe ho anche alcuni alunni di Codogno (distante da Piacenza soli 8 km, ndr) che dicono di stare bene”. Diverso il caso della sorella di Mariateresa, Silvia, che vive e lavora a Verona: “La banca per la quale lavora non ha preso contromisure particolari. Lei è rimasta lì ma la persona più in ansia è mia madre che è spaventata a saperla da sola in queste condizioni”.

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