Le persone guarite dal Covid-19 ma che continuano a manifestare sintomi debilitanti, dovrebbero essere le prime a vaccinarsi contro l'influenza perché il loro organismo è ancora sotto stress.

Questo il consiglio che arriva dalla Federazione dei Medici di Medicina Generale (Fimmg), in vista dell'autunno e in considerazione delle tante persone che segnalano di non esser tornate completamente in salute dopo aver contratto l'infezione dal Sars-Cov-2.

Già segnalato a luglio dallo studio del Policlinico Gemelli Irccs su Jama, il problema dei postumi del Covid è stato oggetto anche di un sondaggio condotto tra gli aderenti alla British Medical Association, la principale associazione sindacale medica britannica.

Dai risultati, pubblicati sulla rivista British Medical Journal (Bmj) emerge che il 30% dei medici in Gran Bretagna ha trattato pazienti con sintomi di Covid-19 a lungo termine. Problemi che si osservano anche in Italia, dove continua a crescere il numero di persone guarite dall'infezione.

"La maggior parte delle persone che è diventata negativa al Sars-Cov2 non riporta conseguenze nel tempo", spiega Paola Pedrini, responsabile della Fimmg Lombardia, "ma ad una piccola parte può accadere. Si tratta soprattutto di affaticamento e problemi di olfatto. Un discorso a parte va fatto poi per chi ha avuto una polmonite grave, riportando come esito una fibrosi, ovvero un ispessimento del tessuto polmonare".

Per queste persone, l'invito è a vaccinarsi contro l'influenza. "Tutta la popolazione dovrebbe farlo, soprattutto quest'anno. Ma per chi ancora è alle prese con gli effetti del post Covid e per i loro conviventi - osserva il segretario Fimmg, Silvestro Scotti - è ancora più importante, perché il loro organismo è debilitato e mal sopporterebbe una nuova infezione, potenzialmente pericolosa".


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