Identificare i responsabili molecolari dell’infettività e della patogenicità del nuovo Coronavirus, capire con quali meccanismi agiscono e progettare quindi una possibile risposta vaccinale o farmacologica. È questo il lavoro che si sta svolgendo a ritmo serrato da oltre un mese nei laboratori dell’Istituto di Biostrutture e Bioimmagini del CNR con sede a Napoli, diretto da Marcello Mancini, che ha tra le sue missioni principali lo sviluppo di biomolecole con azione diagnostica e terapeutica per la salute dell’uomo.

"La pubblicazione della sequenza genetica del nuovo Covid-19 ha mobilitato diversi gruppi di ricerca nel mondo per comprendere i meccanismi di infezione del virus", ha spiegato Rita Berisio, impegnata da oltre vent’anni nello studio dei meccanismi molecolari alla base di malattie infettive. "E' un virus molto infettivo - ha aggiunto - e per questo è necessario tenere alta l’allerta".

All’IBB il lavoro di ricerca è svolto da un’equipe internazionale, molto giovane: due biotecnologi (la beneventana Maria Romano e Flavia Squeglia, di Latina), un chimico (la salernitana Alessia Ruggiero) e un biochimico (il portoghese Miguel Moreira). "La complessità del contesto attuale ha ridisegnato la geografia della ricerca - spiega il direttore Marcello Mancini - ed uno dei grandi meriti del CNR è quello di aver rotto una organizzazione del sapere rigidamente disciplinare ed aver individuato un modello innovativo di studio".

"I sintomi sono abbastanza blandi, a meno di casi gravi - spiegano i ricercatori - e quindi succede che molti, se si infettano, neanche si accorgono di avere il Covid-19 e lo trasmettono ad altri, molto spesso inconsapevolmente".

"La comunità scientifica procede su due strade: effettuare test clinici per sperimentare farmaci e studiare i meccanismi cruciali per il ciclo vitale del virus o per la sua infettività e cercare di bloccarli", ha concluso la Berisio.

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