“Tuteliamo anche i senzatetto”. In questi giorni di quarantena nelle zone di Napoli e provincia, c’è chi è costretto a rimanere a casa. Ma c’è anche chi un tetto sulla propria testa non ce l’ha. E’ il caso delle circa 100 persone che ogni sera si affollano al centro “La Palma”, nel cuore del quartiere “Sanità”, dove lavorano senza sosta i ragazzi della Cooperativa “La Locomotiva”.

Impegnati in prima linea per aiutare le fasce più deboli, sostengono le persone più in difficoltà malgrado l’emergenza Coronavirus faccia davvero paura.

Non ci sono coprifuoco o decreti che tengano. Già nei giorni scorsi c’era astato un appello sui social per il reperimento di mascherine protettive da utilizzare nel corso dell’orario lavoritavio. Ma loro sono sempre all'opera e vivono questo momento con una grandissimo trasporto emotivo.

E’ il caso di Sahra, una delle ragazze della Cooperativa, che su Facebook ha sfogato rabbia e amarezza. “Sono ormai due anni e mezzo (più uno di servizio civile) che mii capita spesso di ascoltare storie tristi, ma con il tempo non senza difficoltà ho imparato a non portare questa tristezza a casa.

E devo ammettere che la maggior parte delle volte ci riesco. Ma in questi giorni mi risulta impossibile Strade deserte, negozi chiusi, centri diurni chiusi. Le uniche persone con le quali ci si può interfacciare sono gli agenti di polizia che con il loro savoir-faire minacciano di multe e denunce penali.

La sera poi si torna a La Palma, dove si avverte innegabilmente un clima più teso, e anche provando a sdrammatizzare la frustrazione e la paura si fanno sentire. E spaventati lo siamo anche noi operatori, che di giorno, ligi al dovere facciamo la nostra quarantena nelle nostre comode case. Ma la sera a lavoro siamo a contatto con chi le misure di prevenzione di giorno non le ha potute rispettare. E allora tra me e me penso “a sto punto uscivo oggi”.

Eppure sarò onesta, il pensiero di non andare a lavoro non mi ha neanche sfiorato l’anticamera del cervello. Anche se tornando a casa l’ansia torna, la paura di poter mettere in pericolo i propri cari, soprattutto quando questi non sono più giovincelli c’è. Vorrei che si pensasse ad una soluzione che tuteli anche gli invisibili, che vengano disposti luoghi sicuri e diurni dove chi una casa non ce l’ha possa trascorrere le giornate”.


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