Si chiama #Noidimenticati la manifestazione che si è svolta a Pompei. Le attività economiche della città sono in prevalenza legate all'ospitalità dei visitatori - che fino al 2019, prima del Covid, contava su 6 milioni di presenze annue e prometteva di crescere ancora - e alla vendita di souvenir dei comparti religiosi e archeologici.

A organizzare la protesta è stata l'Ascom cittadina, in coordinamento con altre "città-santuario" colpite economicamente dalle chiusure. Assisi, Cascia, Loreto e San Giovanni Rotondo.

A Pompei gli operatori del settore turistico religioso-archeologico si sono riuniti nella piazza centrale, antistante il santuario dedicato alla Beata Vergine del Santo Rosario, dove i riti religiosi sono ammessi, ma con una importante riduzione dei posti nella Basilica e dove i pellegrini non possono più raggiungere la Campania, proprio come le altre città a prevalente turismo religioso che hanno manifestato in contemporanea con Pompei.

“Noi siamo stati dimenticati dal Governo - spiega il presidente dell'Ascom locale Gino Longobardi -. Abbiamo subito perdite del 90 per cento ma non siamo stati considerati come dovuto nel Decreto ristori. Oggi rappresentiamo la nostra via Crucis. Abbiamo bisogno al più presto di ristori per il turismo religioso”.

In piazza Bartolo Longo si sono dati appuntamento per una protesta statica, in pochi, pacificamente, distanziati e con le mascherine, sotto lo sguardo vigile di numerose unità delle forze dell'ordine. Ciascuno ha esposto un volantino della categoria rappresentata. Sono ambulanti, agenzie di viaggi, ristoratori, venditori di souvenir, di prodotti tipici, ceramiche, articoli religiosi.

Al fianco del presidente dell'Ascom Gino Longobardi, l'amministrazione cittadina con l'assessore alle Attività produttive Michele Troianiello, che ha condiviso le ragioni dei manifestanti, la presidente di Federalberghi locale Rosita Matrone.

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