Ogni volta c’è qualcuno che mette in discussione i vaccini. Così accadde per il morbillo, poi si capiì che il nesso non aveva basi scientifiche. L'unica via di uscita dall'emergenza continua ad essere nella stessa ricetta: vaccino e distanziamento".

Lo ha detto il professore emerito Francesco Faella, l’infettivologo di Castellammare di Stabia sceso in campo per combattere il covid. Difficile secondo lui chiudere la pagina buia, della città e dell'Italia, senza continuare su questa strada. "Ordinare altre chiusure a Castellammare non è di grande importanza. Bisogna convincere i cittadini ad assumere le cautele necessarie per fermare i contagi" spiega l'esperto stabiese intervistato da Giovanni Santaniello durante la sua "Rassegna municipal", in onda su StabiaNews.it.

"Distanziamento, mascherine e lavare le mani continuano ad essere le uniche difese valide" sono le poche regole che Faella consiglia da un anno. L'impennata dei contagi, porta con sé quella dei ricoveri e l'aumento dei morti. All'ospedale San Leonardo ci sono ambulanze in fila e barelle in corsia. Una situazione che il professore, tornato in campo per riorganizzare gli ospedali di Napoli trasformati in Covid, segue restando in contatto con i colleghi di Castellammare: "Al pronto soccorso del San Leonardo arrivano pazienti da tutta la zona. Occorre potenziarlo e renderlo multidisciplinare notte e giorno".

Ma per uscirne continuano ad essere i vaccini l'unica via di uscita. Quanto sta avvenendo non sorprende Faella: "Ogni volta che c'è un vaccino nella storia c'è anche chi lo mette in discussione. Quello del morbillo è stato sospettato di essere causa dell'autismo. Ovviamente questo nesso non aveva alcuna base scientifica, ma crollarono le vaccinazioni e aumentarono i morti". La sospensione di AstraZeneca è stata una conseguenza dello stop avvenuto in Germania. Un provvedimento per Faella più di tipo politico che scientifico, "altrimenti Draghi si sarebbe assunto una responsabilità troppo grande".

Al contrario la campagna vaccinale deve continuare velocemente: "I pazienti fragili devono essere vaccinati, solo quelli che, contagiati, rischiano di più. Abbiamo cominciato con gli ottantenni proprio perché quelli più a rischio, adesso bisogna andare avanti".

"Fare un test sierologico prima del vaccino per capire se si è immuni sarebbe auspicabile per tutti, ma ha un costo. Non è una cattiva idea" precisa il professore. E chi lo fa può avere un passaporto per attestare l'immunità, come chi è guarito dal Covid. "Ma per essere sicuri bisogna fare sempre un tampone. Chi è vaccinato può essere portatore sano. Bisogna continuare ad avere gli stessi comportamenti anche dopo le dosi". E in caso di sintomi dopo il vaccino niente allarme: "Alcuni effetti sono normali".

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