La vaccinazione contro l'influenza riduce del 14 per cento il rischio di infezione da covid. Non solo, nel caso in cui avvenga il contagio, si avrà una riduzione dei sintomi e dell'infiammazione generale e un recupero più rapido, in altri termini un Covid meno grave.

Sugli effetti dell'antinfluenzale avevano cominciato a lavorare lo scorso inverno già alcuni ricercatori, oggi la conferma con l'esito di studi osservazionali che hanno coinvolto Italia, Spagna, Israele e Stati Uniti. I risultati sono stati pubblicati su Vaccines e annunciati al congresso nazionale della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg).

Un risultato dovuto probabilmente alla “trained immunity”, il fenomeno per cui dopo una vaccinazione di qualsiasi tipo c'è un incremento e un'accelerazione della risposta immunitaria in caso di contatto con un altro agente patogeno. L'antinfluenzale insomma “allena” il sistema immunitario e in caso di contatto con il coronavirus può ridurre le possibilità di positività da Covid grazie alla maggiore azione antivirale.

Per i geriatri insomma, l'esito della metanalisi rafforza la raccomandazione della circolare del Ministero della Salute di aderire con fiducia alla somministrazione dei due vaccini offerti gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale. Gli esperti ritengono inoltre che anche altri due vaccini siano fondamentali negli over 65, l'anti-pneumococcica e l'anti-Herpes Zoster: lo pneumococco è la causa più comune di polmonite fra gli anziani ed è letale nel 20-40% dei casi. L'Herpes Zoster o Fuoco di Sant'Antonio è causato dalla riattivazione del virus della varicella frequente soprattutto dai 50 anni in poi ed è responsabile in un caso su 5 di una dolorosissima nevralgia post-erpetica.

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