Non solo Pompei in lutto, ma anche una parte di Torre Annunziata.

La morte del professore Giuseppe Visciano ha scosso tutto l’ambiente della scuola. Soprattutto chi ha avuto il privilegio di condividere con lui la vocazione di insegnante e di essere stato suo alunno o genitore di un suo alunno.

E’ il caso del preside del Liceo “De Chirico” di Torra Annunziata Felicio Izzo. E’ stato dapprima collega del professore Visciano, poi padre di un suo alunno. Ecco il suo pensiero.

 

C’è un destino, comune ai professori, che rende la loro professione un’avventura sociale assolutamente singolare e affascinante: divenire parte di quello straordinario universo che è una mente in formazione. Quella di gran parte dei propri studenti. E parte perenne, scossa ma non incrinata, dal dolore di una notizia come quella che è giunta.

Peppe Visciano è stato un mio collega al Liceo Pitagora. Collega e maestro di garbo e signorilità. Anche lui alto e sottile, come quell’amico che pure non ho smesso di frequentare nel silenzio dei pensieri. Tanto “british” Franco, quanto “deutsche” Peppe. Certo contribuiva la materia che insegnava, ma anche gli occhialini rotondi, i baffi folti su un volto sempre inappuntabilmente rasato, i capelli lisci e sottili all’indietro… Tutto sembrava legittimare la definizione di “rettore dell’Università di Tubinga”, che per lui avevo coniato. Entrambi eleganti. Franco e Peppe. Della stessa eleganza, leggera e familiare.

  Eppure non lo voglio ricordare da collega, ma da padre di un suo alunno. Quando sono andato via dal “Pitagora” è stato docente di mio figlio. Non ci siamo mai parlati nelle modalità genitore/docente. Anzi penso non ci siamo più parlati dai tempi del mio trasferimento. Eppure, per qualche anno, abbiamo continuato a farlo attraverso quel figlio/studente che avevamo in comune. Lui, sono sicuro, ravvisava, di mio, qualche tratto nel viso, nel timbro di voce. Io lo riconoscevo nella stima e nell’affetto con cui ne parlava mio figlio, nel sorriso che accompagnava il nome pronunciato.

  Quale altra professione consente relazioni di questo tipo? E con quella intensità che rende la realtà dell’evidenza una scialba replica della memoria, della sua potenza, solo una banale occasione per destarla.

  Sembrerà assurdo - e difatti è inspiegabile - ma appena qualche giorno fa mi è successo di pensare a Peppe Visciano. Ovviamente attraverso mio figlio. Ma seguendo un itinerario di pensiero singolare. In un film (“La tristezza ha il sonno leggero”) ho scorto in un’inquadratura un manifesto di Marx attaccato ad una parete. Allora, seguendo quei percorsi della mente che sono vorticose avventure dello spirito, ho “visto” una sua maglietta grigia con lo stesso volto. Mi sono ricordato che l’aveva riportata dalle “Olimpiadi di filosofia” alle quali aveva partecipato, a Bari, con la sua classe grazie al professore Visciano. Penso che sia stata una delle rare volte che ho visto mio figlio leggere e studiare con tanta passione e tanto entusiasmo. E io che faccio lo stesso mestiere di Peppe, lo so il perché. C’era l’orgoglio e il calore di fare qualcosa per qualcuno che si stima e si “ama”, per il suo modo di essere docente e persona insieme, capace di trasmettere stima, rispetto, fiducia. 

  In un momento storico, come questo, dove il distanziamento sociale, divenuto una cautela necessaria, si misura in metri lineari, ma nel quale si continua a misurare in chilometri, quello segnato dall’indifferenza, dall’ egoismo, dalle diseguaglianze, posso dire che quei chilometri il professore Visciano li ha sempre annullati con i colleghi, i genitori, gli studenti e tutte le persone che ha incrociato nella sua vita. E il miracolo è che continuerà a farlo. Con le parole di cui avremo dimenticato il suono, ma non la voce che le ha pronunciate.

Ovviamente la notizia me l’ha data mio figlio. Al telefono. Da una città lontana. Ed io gli ho scritto del manifesto di Marx, della maglietta e del ricordo che ne era nato.

“Un attimo dopo mi sono ricordato di lui e di quanto gli volevi bene. Ma ho pensato che anche lui era stato fortunato ad averti come alunno. E che si sarà sempre ricordato di te e del bene che gli volevi. Come farai tu con lui. È l’immenso destino dei grandi professori”

Come Peppe Visciano, il “rettore dell’Università di Tubinga”, maestro di garbo e signorilità. Di sensibilità ed eleganza. Di umanità.

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