Crac 'Dimaiolines', Nicola Coccia a caldo: "Soddisfatto perchè assolto da bancarotta"
Il commento dell'ex presidente di Confitarma, condannato a un anno e mezzo 'solo' per falso in bilancio
07-01-2016 | di Salvatore Piro
VERSIONE ACCESSIBILE DELL'ARTICOLO
Aggiornamento notizia del 27 febbraio 2019
La redazione e la direzione de “Lostrillone.tv” precisano che il dott. Nicola Coccia, con sentenza pronunciata dal Tribunale di Torre Annunziata nel corso dell’udienza del 7 gennaio 2016, a definizione del procedimento n. 10528/12 R.G.N.R., è stato assolto “per insussistenza del fatto” dall’accusa di concorso nel reato di bancarotta patrimoniale fraudolenta. Rispetto all’altra accusa di concorso nel reato di false comunicazioni sociali è maturata la prescrizione di legge.
TORRE DEL GRECO. “Sono soddisfatto perché l’accusa di bancarotta, quella più grave, è caduta in pieno”. Nicola Coccia (67, in foto), ex numero uno di Confitarma dal 2005 al 2009, commenta così a caldo la sua condanna a un anno e mezzo di reclusione (vedi link correlati) per falso in bilancio nel processo-stralcio sul crac “Dimaiolines”, la società armatoriale di viale dei Pini fallita nel 2010 dopo un crac da oltre 40 milioni di euro.
Il pm della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, Sergio Raimondi, aveva chiesto la condanna di Coccia a 4 anni e 2 mesi di reclusione, contestando all’ex presidente del collegio sindacale della “Dimaiolines” (dal 2001 al 2006) anche il reato di concorso in bancarotta fraudolenta.
Fallimento Dimaiolines: costituito il nuovo comitato dei creditori
L'avvocato Colapietro: "Crac da sempre sottovalutato, ma ha coinvolto mille risparmiatori"
LA SENTENZA. Per i giudici della Seconda penale (presidente Antonio Pepe, a latere Aufieri e Cervo), Coccia avrebbe invece ‘solo consigliato’ agli armatori Di Maio di iscrivere fittiziamente in bilancio nel 2008 e nel 2009 – alla voce “finanziamento dei soci” – somme in realtà raccolte presso terzi, ovvero gli obbligazionisti “truffati”. In tal modo, gli amministratori facevano confluire il denaro degli ignari obbligazionisti all'interno della società come denaro proprio, precostituendosi anche una ragione di credito. “E’ davvero assurdo – continua Coccia – anche perché mi dimisi dal collegio sindacale della ‘Dimaiolines’ nel 2006. Farò appello contro la condanna, ma resto nel complesso soddisfatto e confido nella giustizia. I giudici hanno di fatto riconosciuto che in qualità di sindaco non potevo verificare cosa facessero i Di Maio nella loro sfera privata, coi soldi dei risparmiatori. Questa sentenza - conclude - mi ripaga comunque delle tante sofferenze psicologiche subite".
IL PROCESSO AGLI ARMATORI. Gli amministratori della “Dimaiolines” – Carlo Di Maio, la sorella Angela e il cugino Angelo - sono già stati condannati in primo grado per aver raccolto abusivamente risparmio in nome e per conto della società fallita, e per aver distratto gli investimenti avendoli convogliati sui loro conti personali anziché su quelli societari. Nel 2012 i tre armatori patteggiarono pene dai 3 anni e 6 mesi ai 4 anni e 8 (questa la condanna più dura ai danni dell'amministratore unico Carlo Di Maio), dichiarando ai giudici del Tribunale di Torre Annunziata di aver agito "in buona fede e dietro suggerimento di consulenti finanziari". La “Dimaiolines” accettava gli investimenti da parte di cittadini, pur non essendo autorizzata all’emissione di titoli sul mercato, e promettendo interessi annui pari al 7,5%. Gli obbligazionisti coinvolti nel crac sono più di 800.
Sondaggio
Risultati
Puoi ricevere le notizie de loStrillone.tv direttamente su Whats App. Memorizza il numero 334.919.32.78 e inviaci il messaggio "OK Notizie"