Crisi lavoratori degli scavi di Pompei: sindacati a confronto con Osanna
La protesta dei precari del Parco Archeologico: “Da un anno in cassa integrazione e sottostimati. Ci sentiamo abbandonati”
10-03-2021 | di Marco De Rosa
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“Lavoriamo per i servizi aggiuntivi degli scavi di Pompei ed Ercolano, tra enormi difficoltà e cassa integrazione. Rivendichiamo l’esigenza di internalizzare le attività dei lavoratori e dei servizi all’interno del Ministero”.
Così Luigi Napolitano, del sindacato Cobas Lavoro Privato ha parlato a nome dei lavoratori dei Parchi Archeologici. Si è svolta nei giorni scorsi la prima riunione relativa al Tavolo permanente per i lavoratori dei musei, degli archivi e delle biblioteche istituito dal Ministero della Cultura, costituito al fine di esaminare “le problematiche connesse all’emergenza da COVID-19 nel settore di competenza” e valutare “l’adozione delle opportune iniziative relative alle misure per far fronte ai danni diretti e indiretti derivanti dall’emergenza sanitaria, con particolare riguardo alla tutela dei lavoratori.” Il Tavolo era presieduto dal Direttore generale Musei Massimo Osanna.
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All’incontro ha partecipato anche il portavoce della delegazione del sindacato Cobas Luigi Napolitano, membro dell’Esecutivo Provinciale di Napoli e lavoratore “storico” degli scavi di Pompei e del Parco del Parco Archeologico di Ercolano, unico lavoratore tra i circa 100 partecipanti.
“Siamo lavoratori di un oligopolio di aziende private che da circa vent’anni gestisce i servizi che vengono ritenuti cosiddetti “aggiuntivi” ma che in realtà servizi aggiuntivi non sono – ha spiegato Napolitano -. Da 20 anni lavoriamo in condizioni difficili. Nel corso degli anni hanno subito aggressioni verbali e anche fisiche da parte di alcuni turisti, perché in un sito come il Parco archeologico come quello di Pompei che ha ricevuto fino al 2019 circa 4 milioni di visitatori all’anno, fatti del genere sono capitati e potranno capitare in futuro. Malgrado ciò abbiamo sempre lavorato con senso di responsabilità e spirito di abnegazione. La pandemia ha peggiorato i soliti problemi. A questi si aggiunge quello economico dovuto all’applicazione degli ammortizzatori sociali. Non bastano per sostenere le famiglie”.
Ma c’è dell’altro. “Il Ministero sta assumendo tramite centri per l’impiego con il requisito della licenza media, lavoratori disoccupati di lungo corso per svolgere la mansione di accoglienza e vigilanza e di recente sono uscite anche le graduatorie per i vari comuni italiani, erano stati previsti l’anno scorso 500 assunzioni, cioè un reclutamento di nuovo personale che svolgerà le stesse mansioni che da circa 20 anni vengono svolte da lavoratori di società private in appalto. Abbiamo 20 anni di esperienza, ma questa però non ci viene riconosciuta. Ci sentiamo abbandonati”.
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