L’inchiesta sul crollo della palazzina di via Rampe Nunziante parte da un faldone di carte. Le prime, le più importanti, sono le due Scia (ovvero dichiarazioni di inizio attività) dei lavori avviati al primo piano. Il Mattino, in edicola oggi, in un articolo a firma di Gigi Di Fiore avanza un dubbio e un forte sospetto. Che in quegli appartamenti, acquistati recentemente all’asta, si stesse lavorando per realizzare un Bed & Breakfast, un piccolo alberghetto per il quale si stavano attrezzando locali e strutture. Altri due, poi, sono i documenti consegnati nelle mani dei carabinieri e che saranno visionati dal pubblico ministero Ambrosino, delegato dal Sostituto Procuratore Filippelli a seguire l’indagine.

Si tratta della licenza edilizia del 1957 (lo stabile sarà realizzato due anni dopo) e il certificato di agibilità del 1959. Documenti utili ma non importanti come quelli del’avvio dei lavori del primo e del secondo piano. E’ lì secondo gli investigatori la traccia da seguire. In quei lavori ordinati da una società che viene seguita, dal punto di vista legale, da un penalista molto noto in città con grande passione politica. E socio, nel suo studio, di un altro legale: amministratore del condominio in cui venerdì sono morte otto persone. Una società che poi avrebbe venduto l’appartamento a una famiglia – è la tesi de Il Mattino – che voleva farne un B&B.

Qui però la nebbia non riesce a diradarsi e i fatti non prendono forma e consistenza rispetto ai “si dice”. Ai lavori effettuati con martelli pneumatici, alla fretta di chiudere quelle opere, magari rivoluzionando la struttura esistente, creando open space e, di fatto, mettendo a rischio la stabilità non solo dei due appartamenti, ma anche dell’intero stabile. Lunedì la Procura nominerà un consulente tecnico che dovrà esaminare i fascicoli, visionare le macerie e predisporre una relazione in cui dirà se quei lavori al primo e secondo piano siano stati la causa del crollo.

Per il momento si lavora ad esclusione: nessun boato, se non quello relativo al crollo è stato avvertito. Va esclusa l’esplosione, vanno eliminate le tracce che portano al passaggio dei treni. Resta in piedi solo quella unica, preziosa e determinante pista: lavori di ristrutturazione. In questi giorni l’ex sindaco Starita ci è andato giù duro. Parlando di errori nella fase dei lavori che sarebbero costati la vita alle otto persone morte nel crollo. Resta un dubbio, atroce e terribile: come mai l’architetto Cuccurullo, esperto di urbanistica e conoscitore delle costruzioni edilizie in città, non abbia avuto il sentore che qualcosa non andasse in questi lavori?

Come hanno avuto modo di confermare sia il responsabile dell’ufficio tecnico Nunzio Ariano, sia un collega che lo conosceva bene, Giacomo Cuccurullo se si fosse accorto di qualcosa lo avrebbe segnalato tempestivamente. Non farlo significava mettere a rischio la vita sua, di sua moglie e di suo figlio. Su questo punto aleggia l’ombra inquietante di una dichiarazione rilasciata dall’ex sindaco Starita sempre al Mattino: “E se Cuccurullo non avesse potuto farlo? E se qualcuno gli avesse detto che era meglio farsi i fatti suoi?”. 

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L'omelia di Don Pasquale

ancora nessuna certezza sui funerali

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Omelia don Ciro

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il sindaco ascione

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il crollo - cronaca della giornata