Sono stati rinviati a giudizio tutti gli imputati del crollo del palazzo di Rampa Nunziante. Il prossimo 28 febbraio 2019, davanti al giudice Luisa Cresta, inizierà il processo ai quattordici imputati, accusati a vario titolo di crollo colposo, omicidio colposo di otto persone e falso ideologico. E’ questa la decisione del Giudice per l’udienza preliminare Maria Concetta Criscuolo che ha accolto tutte le richieste del pm Andreana Ambrosino.

Un’udienza fiume, cominciata questa mattina alle 11 e terminata alle 18:30 durante la quale si sono costituite tutte le parti del processo. Accolte dal giudice anche tutte le richieste di costituzione parte civile: le famiglie Guida e Duraccio (parenti di Pasquale Guida, Anna Duraccio e i piccoli Salvatore e Francesca Guida), la famiglia Aprea (parenti della signora Pina Aprea) e il comune di Torre Annunziata. Accolte inoltre anche la richiesta di costituzione di parte civile del condominio “Origi”, al civico 5 di via Rampa Nunziante e la signora Francesca Riccardo, proprietaria esclusiva di un immobile e di un’area confinante con il palazzo venuto giù e che sono stati danneggiati dal crollo.

Una requisitoria fiume, durata oltre 40 minuti, nel corso della quale il pubblico ministero Ambrosino, che ha svolto le indagini con il pm Silvio Pavia, ha spiegato quelle che secondo l'accusa sono le responsabilità della tragedia."Lavori portati avanti da Gerardo Velotto al secondo piano con assoluta spregiudicatezza" le dure parole del pm nei confronti del proprietario dell'appartamento al secondo piano, dove sono state asportate opere murarie fondamentali per la staticità del palazzo. “Già venti giorni prima del 7 luglio – continua il pm - si verificarono le prime crepe nello stabile dovute allo schiacciamento dei solai e, nel corso delle settimane successive, altri segnali hanno preceduto il crollo come la difficoltà di chiudere porte e finestre. Il giorno prima della tragedia ci fu un incontro nel giardino prospiciente la ferrovia tra Massimiliano Bonzani, Aniello Manzo, Gerardo Velotto e altri proprietari per discutere della situazione dello stabile e dei puntelli posizionati per sopperire ai maschi in cemento asportati. Una sottovalutazione del pericolo – chiosa il pm - dovuta a una totale ignoranza tecnica".

L’INCONTRO DAL NOTAIO

La mattina di sabato 8 luglio (poche ore dopo aver estratto gli ultimi corpi dalla macerie) l’avvocato Massimo Lafranco e Gerardo Velotto si incontrano dal notaio Domenico Di Liegro per apportare alcune modifiche alla scrittura privata relativa alla vendita dell’appartamento al secondo piano. Anzi, una sola modifica: il prezzo della compravendita. A raccontare l’episodio ai pm è proprio il notaio che si presenta spontaneamente in Procura alcune settimane dopo la tragedia. La scrittura privata, nella sua versione originaria datata 19 maggio, porta la cifra di 376 mila euro. Quel giorno l’importo della compravendita diventa di 210 mila euro. Perché questa modifica? Perché incontrarsi di fretta, presso lo studio del notaio di sabato mattina, per quest’atto? Sono le domande alle quali anche la Procura, al momento, non ha saputo dare una risposta e che certamente saranno oggetto di approfondimento nel corso del dibattimento.

LA CHAT DI GRUPPO

All’interno del cellulare di Giacomo Cuccurullo, ritrovato intatto sotto le macerie, i pm trovano una chat whats app composta dai proprietari dello stabile. All’interno della conversazione di gruppo ci sono scambi di opinioni e punti di vista su diverse questioni riguardanti l’edificio come infiltrazioni d’acqua e piccole beghe condominiali. Com’è possibile che si confrontavano sulle piccole cose e non abbiano provveduto per tempo allo schiacciamento in corso dell’edificio?

Nella chat c’è anche un messaggio che, a distanza di tempo, suona come grottesco. L’avvocato Massimo Lafranco, in seguito probabilmente alle continue notifiche che arrivavano sul cellulare per ogni piccolo intervento (che andavano dall’infiltrazione al guasto dell’ascensore, per fare degli esempi) ad un certo punto sbotta e scrive “Chiamatemi solo se cade il palazzo”. Un messaggio scritto il 2 maggio, come lo stesso avvocato precisa in una nota che pubblichiamo di seguito, diverse settimane prima della vendita e oltre due mesi prima del crollo, avvenuto all’alba del 7 luglio. Le prime crepe, come confermato dalla Procura, si notano 3-4 settimane prima del crollo. Un mese dopo l'invio di quel messaggio quindi, inviato in un momento in cui nessuno immaginava cosa poi sarebbe accaduto.

GLI IMPUTATI

Sono quattordici, accusati a vario titolo di crollo colposo, omicidio colposo e falso ideologico. Sono Massimiliano Bonzani, Aniello Manzo, Gerardo Velotto, Pasquale Cosenza, Massimo Lafranco, Rosanna Vitiello, Ilaria Bonifacio, Emilio Cirillo, Mario Cirillo, Rita Buongiovanni, Giuseppe Buongiovanni, Donatella Buongiovanni, Roberta Amodio

LA PRECISAZONE DI LAFRANCO

In seguito all'articolo pubblicato questo pomeriggio da Lo Strillone, l'avvocato Massimo Lafranco ha inviato alla stampa una nota che riportiamo di seguito:

Su quanto affermato dal PM in aula circa un messaggio ritrovato e attribuito ad una conversazione tra me e Giacomo Cuccurullo, mi preme chiarire quanto segue:

Non si trattava di una conversazione privata tra me e il compianto Cuccurullo, ma di una chat di gruppo con tutti i proprietari dell’immobile;

Il sottoscritto non è accusato di concorso nel disastro colposo e quindi è stato ritenuto estraneo a presunte responsabilità sul crollo, e pertanto il passaggio argomentativo del PM è solo una suggestione personale ed estrapolato da un contesto completamente diverso e noto alla Procura

Quella chat risale agli inizi di maggio – precisamente il 2 maggio alle ore 23.22 -  e cioè in un’epoca lontana, prima ancora che l’appartamento fosse venduto

Inoltre il messaggio è stato inviato in un periodo completamente lontano dai primi segni di cedimento, individuati, accertati e confermati dalla perizia della stessa Procura, solo a fine giugno. E’ evidente che dunque si trattava di un espressione “ioci causa” completamente avulsa dai drammatici eventi oggetto di approfondimento processuale.

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