Pasquale Cosenza lanciava grosse pietre di tufo dal balcone. Lo ricordo bene perché, dopo averle lanciate dal secondo piano, si alzava la polvere che arrivava fin sui balconi”. E’ il ricordo di Imma Duraccio, raccontato ieri in aula nel processo del crollo.

“Veniva scaricato così tanto materiale  - ha raccontato la signora Duraccio in aula - che talvolta l’autocarro posto sotto al palazzo a mezzogiorno era già ricolmo e occorrevano più viaggi di carico e scarico”.

Oltre al lancio di materiali dal balcone nel cassone dell’autocarro, ribadite anche le continue liti con Gerardo: “Nessuna accortenza quando si lavavano le scale fino alla discussione sul posto macchina sotto al palazzo”.

Successivamente è toccato al giudice Todisco rivolgere alcune domande che hanno messo in evidenza alcune modifiche effettuate nell’appartamento di Emilio Cirillo, che prima era della madre di Imma Duraccio: “Ho notato che non c'erano i tramezzi che dividevano le varie stanze, erano diverse. Un’altra differenza era la nicchia che mia madre aveva tra la cucina e una stanza, al cui interno prima c’era un televisore. Questa nicchia – ha precisato - è stata svuotata e tirata fino a terra, creando così un passaggio”.

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