Trent’anni nel mondo calcio e dopo il successo nel campo dell’imprenditoria. Donatella Bova racconta la sua scalata nello sport e nel lavoro. Un percorso quanto mai difficile per una donna, in un mondo come quello del pallone che le ha comunque dato tanto.
Campionessa d’Italia nell’89-90 a Giugliano, ha poi vestito maglie prestigiose come quella del Napoli, del Monza e del Milan, Passando anche per Monteforte Irpino, Gravina di Puglia e Capri. Appese le scarpette al chiodo ha vestito i panni dell’allenatore, portando la Juve Stabia in serie B, e poi quello di direttore sportivo con lo scudetto di calcio a 5 femminile vinto nel 2010 con l’Isef Poggiomarino.
Chiusa la parentesi calcistica ha aperto a Napoli la “Macellegria”. Un format di ristorazione innovativo. La sua attività è stata la prima ad avere una macelleria con annessa cucina. Ad oggi è uno dei luoghi più ricercati per gli amanti della buona carne.
Negli ultimi giorni varie sono state le polemiche sul ruolo della donna nello sport. Il caso di Aurora Leone dei The Jackal è stato emblematico. “Le difficoltà nel calcio sono state sempre state tante –ha affermato Dontaella Bova- La nostra è una società maschilista ed è risaputo. E tutto è amplificato all’ennesima potenza”.
Vari sono gli aneddoti, ma uno in particolare ha colpito l’imprenditrice partenopea. “ Nel 2005 quando guidavo la Juve Stabia ci allenavamo dalle 21 alle 23 dopo aver lavorato un'intera giornata. In una serata gelida invernale, il custode del campo spense le luci dell'impianto invitandoci ad andare a fare la cosiddetta “calzetta a casa”. Ciò avveniva nei primi anni 2000, non nel dopoguerra. Questo creò molta rabbia e frustrazione. Tale episodio è l’emblema dell'ignoranza e dello scetticismo che ho dovuto combattere nei miei 30 anni di calcio”.
“Purtroppo i progressi sono troppo lenti. Nel mondo del lavoro si fa fatica a essere riconosciuti come leader- ha poi aggiunto- Noto che per l'uomo è quasi mortificante prendere ordini da una donna, come se non ne avessimo diritto. Lo stesso diritto che non abbiamo quando decidiamo di andar via da una storia e non essere sottomesse. Episodi di cui la cronaca nera recente è piena. Purtroppo, come l'omofobia e la prepotenza con i più deboli credo ci voglia tempo a smantellarle queste convinzioni perché radicate e frutto di profonda mancanza di cultura. Spero di sbagliare, ma se ci ritroviamo un Pillon senatore della Repubblica che osteggia il ddl Zan, credo che il cammino sia lungo e in salita”.
Trent’anni nel mondo calcio e dopo il successo nel campo dell’imprenditoria. Donatella Bova racconta la sua scalata nello sport e nel lavoro. Un percorso quanto mai difficile per una donna, in un mondo come quello del pallone che le ha comunque dato tanto.
Campionessa d’Italia n...
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